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IVANOVIC, IL SOGNO CONTINUA, MA ORA HA SERENA. PER SARA C’E’ JANKOVIC.

Questo contenuto è stato pubblicato 10 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Quattro anni fa Ana Ivanovic si fermava alle soglie della finale degli Internazionali BNL d’Italia contro la spagnola Martinez Sanchez, che poi avrebbe vinto il torneo. Venerdì la serba ha chiuso il cerchio, tornando in semifinale al Foro Italico grazie alla vendetta su un’altra iberica, Carla Suarez Navarro. L’impresa di giovedì su Maria Sharapova (Ana è stata l’unica, Serena Williams a parte, a battere Masha sulla terra dal 2012 ad oggi) non resta dunque un episodio isolato come qualche fan della serba temeva dopo anni all’insegna della discontinuità. La strada intrapresa nel 2014 verso il ritorno tra le top 10 (l’ultima volta nel 2009), attualmente è 12, sembra quella giusta e potrebbe arrivare a compimento già nella settimana romana se Ivanovic, sembianze e portamento da modella, riuscirà nell’impresa di vincere il titolo.  

 

Ana Ivanovic (Foto G. Sposito)

Ana Ivanovic (Foto G. Sposito)

Vittoria sudata, ben più complicata come testimonia il punteggio (64, 36 64 in due ore e 17) del terzo turno con Sharapova. La Suarez Navarro (14 Wta), da buona spagnola, è una grande interprete delle terra (vanta anche un quarto di finale al Roland Garros nel 2008 partendo dalle qualificazioni). Primo set condito da molti errori, ben 5 i break in 10 games, quello al 10 gioco, è il decisivo. La spagnola si riscatta immediatamente, volando sul 3-0 e servizio, chiuderà il parziale 6-3. La partita si sviluppa prevalentemente sulla diagonale di rovescio, quello ad una mano della spagnola, elegantissimo, fa spesso male, spingendo fuori dal campo la serba, che cerca di uscire da scambi massacranti con qualche sortita a rete e drop shot di rovescio. Il terzo set segue la logica dei servizi fino al 4-4, quando Ana trova il break, che risulterà decisivo. Sul 5-4 in realtà, la Suarez Navarro avrà una chance per rientrare prima dell’happy end per Ivanovic accompagnato dal boato del Grand Stand, quasi interamente per lei. “E’ stata una battaglia – dice Ana, raggiante più che mai in sala stampa – con scambi molto lunghi e duri“. Giovedì la serba ha festeggiato col suo team davanti a un buon bicchiere di vino la vittoria sulla Sharapova. Forse replicherà in attesa di Serena, battuta all’inizio di questo 2014 straordinario agli Australian Open. “E’ una partita diversa su una superficie diversa, lei ha vinto molto anche sulla terra, è una grandissima giocatrice su ogni terreno“.

E Serena non ci mette poi tanto a raggiungere Ana in semifinale. Alla cinese Zhang, 43 Wta, che il suo torneo lo aveva già vinto approdando nei quarti, riservato lo stesso trattamento delle precedenti avversarie dell’americana, Petkovic e Lepchenko. Un’ora e spiccioli, 61, 63. Un’altra sgambata serale per la campionessa uscente e regina della Wta, che dopo il ritiro settimana scorsa a Madrid per un problema alla coscia sinistra, non si è dovuta spremere più di tanto per guadagnare le semifinali.  A fine match Serena si lascia andare ad una considerazione sul terreno del Centrale, che in qualche modo agevola ulteriormente il suo gioco. “E’ un campo lentissimo, hai un sacco di tempo per preparare i colpi”. Ed ora la rivincita con Ivanovic dell’ultimo Australian Open, ma non parlatele di vendetta. “Odio parlare di vendetta. Ho pensato molto a quella partita, ma ora sono in un’altra fase della mia vita e voglio focalizzarmi su questa”.

 

Jelena Jankovic (Foto G. Sposito)

Jelena Jankovic (Foto G. Sposito)

Questione di feeling. Jelena Jankovic conferma di avere un legame particolare con il Foro Italico, dove ha vinto nel 2007 e 2008 e raggiunto la finale nel 2010 su 11 partecipazioni. La serba ha sconfitto con un doppio 6-4 la numero 3 del torneo e del mondo Agnieszka Radwanska e sabato andrà ad affrontare la nostra Sara Errani per un posto in finale. La 29enne di Belgrado, attuale numero 8, è in odor di rientrare tra le top 5. Il passe-partout della scalata, sicuramente ardua,  è centrare il tris a Roma. Per Aga, invece, la terra romana continua ad aver un sapore amaro, se consideriamo che in 8 partecipazioni non è mai andata oltre i quarti di finale (2009 e 2014).

Sul Grand Stand andava in scena la rivincita del recente confronto ad Indian Wells che aveva visto trionfare la polacca come negli ultimi 5 precedenti. Jelena, però, deve aver riavvolto il nastro alla sua unica vittoria, nel solo confronto sulla terra, Roland Garros 2008. Da lì è ripartita, strappando in apertura il servizio all’avversaria, in quello che resterà l’unico break del primo set. Nel secondo si lotta punto a punto, duellanti in apnea, sfiancate da scambi da fondo senza esclusione di colpi. Break Radwanska al sesto gioco, risposta Jankovic al settimo. La partita pende definitivamente dalla parte di Jelena quando strappa ancora il servizio ad Aga sul 4-4. Sabato il match che tutto il pubblico del Foro aspetta con ansia, contro Sara. “Lei gioca in casa, avrà tutto il pubblico dalla sua, ma io ho già sperimentato contro la Pennetta, quindi so cosa aspettarmi

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