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MI RITORNI IN MENTE / DJOKOVIC-WAWRINKA LA FINALE 2008

Questo contenuto è stato pubblicato 7 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

La finale tra Novak Djokovic e Stan Wawrinka del 2008 nel racconto scritto allora su Tuttosport da Piero Valesio, oggi direttore di SuperTennis. “Mi ritorni in mente” è lo spazio dove rivivere le partite più belle degli IBI attraverso la penna di grandi giornalisti che quei match li hanno raccontati dal vivo.

ROMA. Ci sono passaggi di vita in cui è doveroso farsi del male. Questo è uno di quelli. Perché esiste una tenue speranza che serbando memoria di certi eventi, forieri della sofferenza (insomma si fa
per dire: ma non esiste un termine più efficace) di cui sopra magari non si ripetano certi errori: oppure ci si può augurare che cospargendosi i1 capo di cenere la sorte ci guardi con maggiore benevolenza nel prossimo futuro. E quando un ragazzino proveniente da un paese in difficoltà verrà a chiederci di poter giocare per 1’Italia perché magari da lui non ci sono le strutture e gli uomini per allenarsi e crescere, a scanso di equivoci diciamogli: prego, accomodati. Che prevenire è meglio che curare.
NOBILTA’ Novak Djokovic ha nobiltato con la sua vittoria un’edizione degli Internazionali d’Italia maschili, segnata dai ritiri. L’attuale numero del tre del mondo ha superato in tre set lo svizzero che fino a ieri è stato considerato quello sbagliato o perlomeno non atteso: ma che da oggi, quando 1’Atp sancirà il primo ingresso della sua vita fra i top ten, potrà rilucere di luminosità propria. In un Centrale assediato da una calura umida che il giorno prima avrebbe provocato il ritiro pure dei raccattapalle, Stanislas (non Stanislav) Wawrinka si è arreso dopo aver giocato un primo set da top ten con un rovescio randellato di primissimo ordine e gli altri due da giocatore normale. Djokovic ha giocato il primo da italiano timoroso e gli altri due da serbo spietato. L’albo d’oro degli Internazionali ringrazia: dopo tre anni firmati Nadal si è arricchito del nome di colui il quale a fine anno (e vista l’aria che tira) potrebbe spodestare Federer e diventare il n.1 al mondo. Tanto per portarsi avanti col lavoro Novak (Nole per gli amici) si è affidato per il management a Benito Perez Barbadillo, lo stesso che cura gli affari del succitato Nadal.
ITALIANITA’ Nole Djokovic è italiano sotto molti profili. Lui la mette così: “Nel vostro paese ho giocato tanto quando ero junior. Ho tanti amici qui e del resto Serbia e Italia sono paesi che si somigliano molto: nel carattere delle persone, nell’ambiente. Quando vengo qui io mi sento a casa: è anche per questo che vincere a Roma è stato davvero speciale”. Parla un buon italiano e in Italia sbarca appena può (o almeno telefona) perché a Milano c’è la sua ragazza, Jelena, che è iscritta alla Bocconi. In Italia si fa curare; o almeno dall’Italia si fa raggiungere dato che la sua schiena talvolta dolorante è costantemente affidata alle mani e agli strumenti dell’italianissimo professor Parra, l’uomo che segue gli azzurri in Davis e in Fed Cup. Ma il bello è che Novak italiano lo voleva diventare davvero: ce lo ha anche chiesto.
DOLORE E’ successo quando Nole era bambino e la sua Serbia certo non stava attraversando i tempi pacifici successivi alla fine della Jugoslavia. I1 giovane serbo di cui si diceva un gran bene era disposto a diventare cittadino italiano a tutti gli effetti per poter vivere da noi e coltivare il suo sogno di diventare numero uno del mondo. Ma si perse un’occasione enorme. Gli fu risposto sì, forse, magari, vediamo, no. E Novak Djokovic pur crescendo con Riccardo Piatti e sulle orme del grande allievo di Riccardo, Ivan Ljubicic, è rimasto serbo. Oggi potremmo avere il numero tre al mondo, che potrebbe diventare due fra pochissimo (Nadal ad Amburgo giocherà ma deve difendere i punti della finale 2007 e il suo piede malconcio era e un po’ malconcio è rimasto, difficile che possa ripetersi, con Roland Garros che incombe) e un formidabile trascinatore di folle nonché dell’intero movimento. Potremmo; invece niente.
FRATELLO Difficile rimediare a tanto errore: ieri a Sky hanno sottoposto a Nole un “contratto con gli italiani” con cui lo stesso si sarebbe impegnato, dopo aver vinto quest’anno i 4 Slam, a giocare per noi la stagione 2009. Lui ha risposto: “Non posso firmare perché una cosa del genere potrebbe succedere”. Amen. Post Scriptum: al torneo junior di Santacroce sta giocando Marko Djokoyic, fratello di Novak, anni 17. Non un padreterno, pare. Ma ce per caso chiedesse cittadinanza, non foss’altro per ingraziarci la sorte, sarebbe il caso di concedergliela.

Piero Valesio (Tuttosport, 12 maggio 2008)

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