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MI RITORNI IN MENTE / NADAL-FEDERER, NEL 2006 LA FINALE PIU’ BELLA

Questo contenuto è stato pubblicato 7 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

La finale tra Rafa Nadal e Roger Federer del 2006 nel racconto scritto allora su Tuttosport da Piero Valesio, oggi direttore di SuperTennis. “Mi ritorni in mente” è lo spazio dove rivivere le partite più belle degli IBI attraverso la penna di grandi giornalisti che quei match li hanno raccontati dal vivo.

ROMA. A volte i miracoli si ripetono. Difficile dire quanti avrebbero scommesso su una finale degli Internazionali d’Italia più oggettivamente bella di quella disputata da Nadal e Coria l’anno scorso. Forse un manipolo di appassionati straricchi di fede. Adesso i membri di quel manipolo sarebbero ricchissimi. Rafael Nadal ha vinto ieri il suo secondo torneo romano consecutivo, piegando Roger Federer dopo cinque ore e sei minuti di gioco (otto in meno dell’anno scorso) e al termine di un match che non è affatto esagerato definire unico. Una partita che ha steso un filo visibilissimo con altre finali analoghe disputate sul Centrale in tempi lontani; Newcombe-Roche del ’69, Borg-Panatta del ’78, Gerulaitis-Vilas dell’anno dopo. Come se stagioni di finaline sbiadite e spesso noiosette non fossero mai esistite. Rafa Nadal ha, in un colpo solo, completato la straordinaria giornata dello sport spagnolo (Pedrosa re della Moto Gp e Alonso della F1), ha eguagliato il record di vittorie consecutive sul rosso di cui era esclusivista Guillermo Vilas (53), e quello di tornei vinti prima dei 20 anni (16) di cui il detentore rispondeva al nome di Bjorn Borg; ha consumato una  vendetta tardiva e dunque freddissima ma spaventosamente efficace contro il Roger Federer che lo aveva battuto a Miami l’anno scorso dopo avergli permesso di arrivare a due punti dal match. Ma soprattutto ha celebrato la bellezza. Rafa e Roger hanno dato vita ad un incontro pieno di colori e di tensioni, con tre set su cinque conclusi al tie break con eccessi di tennis dipinto e scivolate emotive, come succede fra esseri umani. Con Federer che sorprende tutti e nel primo set gioca un tennis celestiale rifilando a Rafa un tremendo 7-0 nel tie break. Successo frutto di una pressione spasmodica e asfissiante sul rovescio dello spagnolo, una pratica che Roger porterà avanti fino al termine del match, talvolta anche contro le regole della fisica. Con Rafa che arriva nel tie break del secondo set e, sul punto decisivo, attacca di diritto scivolando, come Raich su un paletto: lo sguardo basito di Roger è l’origine dell’errore che consegna il set allo spagnolo. Terza e quarta partita altro non sono che un prologo alla battaglia finale, quella che tutti sognavano e in pochi avrebbero previsto. Come si può raccontare il fatto che Federer vada avanti 4-1 e proprio allora, quando l’impresa diventa al limite del possibile (cioè nella sua condizione ideale) il suo avversario dia il via alla corrida, picchiando tutto il picchiabile e risalendo fino al 4-4? Assai complesso. Più o meno come tentare di entrare della testa di Roger e cercare di capire cosa gli è successo quando, sul 6-5 in suo favore si conquista due match point: due dorate possibilità per avere la meglio, e sarebbe la prima volta sulla terra, su quello che è ormai il suo unico partner nella più vivida e forse appassionante fra le rivalità sportive del momento. Nadal è anche incorso nel primo e unico (leggasi: unico) doppio fallo dell’intero incontro. Ma la luce si spegne, clic. Roger tira una palla lunga e una larga. La vendetta di Miami diventa come il Verbo evangelico: si fa carne e prende casa nel mezzo del Centrale. Sarà anche per questo che nel 3° tie break, nel visibilio generale, Roger vola 3-1 (altro passing shot di Nadal praticamente da sdraiato dopo uno scivolone), poi 5-3. A due punti dal match che uno ricorda per tutta la vita anche se è Federer. Poi basta. Nadal gioca quattro punti da demonio, compreso l’attacco di dritto che sfiora la riga, forse ne pulisce un pezzettino. Dopo è solo un rotolarsi anche letterale nell’amata terra: «Partita incredibile, forse la più dura che abbia mai giocato» dice Rafa davanti ad un piatto di pasta. Non ha schiacciato Roger quando doveva e poi ha pagato. Ringraziamo il Verbo di cui sopra perché ci ha regalato questi due: con loro il tennis è roba fresca, giovane. E pure noi con lui.

Piero Valesio (Tuttosport, 15 maggio 2006)

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