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L'INTERVISTA

SONEGO, AZZURRO DI DOMANI
“Mi piacciono quelli che lottano”

Questo contenuto è stato pubblicato 7 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

È stato una sorta di deja-vu: esattamente un anno fa, qui al Foro Italico, Lorenzo Sonego aveva giocato un match pazzesco contro Joao Sousa. Dodici mesi dopo, è andato a un turno di battuta dal battere Nicolas Almagro, dopo aver tenuto – e alla grande – una delle palline più pesanti del circuito per oltre due ore. L’abbiamo incontrato la mattina successiva a quella che, nonostante la sconfitta al tiebreak del terzo set, rimane una delle migliori prestazioni della sua giovane carriera. Sono le ultime ore al Foro Italico, almeno per quest’anno: “Ho il treno alle due, torno a Torino”. E’ consapevole di quanto pesi questo luogo, nella carriera di un italiano, anche se afferma di non avvertirlo mentre gioca: “E’ un campo come un altro, per me” disse l’anno scorso del Pietrangeli: “Ma non intendevo sminuire il campo, anzi”, dice oggi “è solo che non avverto la pressione”. Visto come gioca al Foro, verrebbe da dire che Lorenzo la pressione la sente eccome, solo è capace di trasformarla in carburante invece di avvertirla come un peso. Una qualità che non si insegna, e che di solito possiedono quelli forti per davvero. Lorenzo sembra anche molto consapevole, non solo per la sua età: “Me ne vado da qui felicissimo, è stata un’altra esperienza bellissima. Può anche non succedere di giocare queste partite, sul Pietrangeli, con migliaia di persone”. Ecco cosa ci ha raccontato questo 22enne di Torino, con il braccio infuso di talento.

L’anno scorso giocavi una gran partita con Sousa, quest’anno un’altra contro Almagro. Come sono stati i dodici mesi tra l’una e l’altra?

Secondo me sono migliorato parecchio. Rispetto all’anno scorso, quando il rovescio era ancora debole, spingevo molto di meno e spesso mi accontentavo di palleggiare. Adesso gioco molto meglio.

Continui a lavorare con il tuo coach storico, Gipo Arbino?

Sì, è qui con me, e continuo a lavorare con lui. A dir la verità, penso di rimanere con lui per tutta la carriera. (sorride)

Quest’hanno hai scelto di fare una trasferta in Cina. Com’è andata e con che modalità l’hai affrontata?

Mi sono aggregato alla Federazione, sono andato con Mager e Pellegrino. Ci seguiva Castrichella (Gabrio, ex tennista professionista e ora tecnico della Federazione, ndr).

E sei riuscito a superare le qualificazioni di due tornei Challenger su tre disputati.

Sì, in Cina è andata bene, su quella superficie si gioca benissimo. Poi si sta bene, in quei tornei si sta tranquilli… A parte l’ultimo, dove ci portavano solo da McDonald’s a mangiare. Però i circoli sono belli, niente da dire.

C’è uno scambio di informazioni, di vedute, tra il tuo coach e i tecnici della Federazione?

Sì, assolutamente. Mi trovo benissimo con Rianna, con Castrichella, e sono sempre in contatto con Gipo. In particolare con Rianna si parlano, si sentono spessissimo. Decidono tutti insieme cosa fare.

Abbiamo visto un tuo video su Instagram dove scherzi e balli con Gianluca (Mager). Com’è il rapporto con i colleghi, coetanei e non?

(ride) Sì ci sono questi video dove ballo, mi piace molto. Con loro ho un ottimo rapporto, poi anche con Berrettini, Cecchinato, Caruso, cioè davvero, tutti. Mi trovo bene con tantissima gente.

#gymchallenge#despacito @gianlucamager

Un post condiviso da Lorenzo Sonego (@lorenzosonego) in data:

E con i più grandi? Seppi, Fognini?

No, loro non li vedo praticamente mai.

Quando arrivi in un torneo come Roma, come ti rapporti con i giocatori più “grandi”?

Io sono uno molto riservato, sto per i cavoli miei. Chiacchiero con gli italiani, queste cose. Ma in generale il clima dello spogliatoio lo definirei concentrato: non sento mai, o quasi mai, parlare, discutere o scherzare. Tutti belli concentrati.

Oltre a Gipo, come si compone la tua squadra?

C’è il mio fisioterapista, Marcello Marini, e poi due ragazzi sotto Gipo che mi seguono, in particolare Andrea Anviano. E il mio preparatore atletico, Fabio Nervi.

Ci hai detto che torni a Torino, da lì dove andrai?

Andrò a provare le qualificazioni all’ATP di Ginevra, poi penso soprattutto Challenger. Soprattutto quelli che ci sono in Italia, a partire da Vicenza. E quando ci sarà l’opportunità, di nuovo qualche quali ATP.

Al termine della nostra chiacchierata, non abbiamo resistito e gli abbiamo chiesto della sua fede orgogliosamente torinista: “Di solito sono i genitori a trasmetterti il tifo per la Juve o per il Torino, personalmente è stata una cosa mia però, i miei genitori non sono appassionati di calcio. Io invece ne sono quasi ammalato, solo non mi piacciono le squadre che vincono sempre. Mi piacciono quelle che lottano. Però nel tennis… Federer sì, mi piace.”

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