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SPETTACOLO SHAPOVALOV
Un po’ Nureyev, un po’ McEnroe

Questo contenuto è stato pubblicato 4 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Esplosivo, attaccante, esuberante: Shapovalov si sta trasformando senza perdere ciò che lo ha reso unico agli occhi degli appassionati di tutto il mondo. Nello spettacolo da Grande Bellezza di un Foro maestoso e vuoto, Shapovalov porta il futuro dove batte il cuore tennistico di Roma. Il suo gioco è una musica leggiadra, come il rap che lo appassiona. Vestito come Agassi, futurista come McEnroe, in campo danza come Nureyev. Ma quando vola, colpisce rovesci al salto che lasciano senza fiato. In un’ora e ventisei minuti approda per la terza volta in carriera al secondo turno degli Internazionali BNL d’Italia. Il tennista canadese, reduce dai quarti di finale raggiunti agli US Open (suo miglior risultato in un major), si è imposto sull’argentino Guido Pella con il punteggio di 6-2 6-3. Al secondo turno il nativo di Tel Aviv se la vedrà con il qualificato spagnolo Pedro Martinez.

Un errore di dritto da parte dell’argentino consente alla testa di serie numero 12 di salire avanti di un break nel terzo gioco. Con l’incedere del match il gap tecnico-tattico tra i protagonisti si fa sempre più marcato e nonostante diversi errori Shapovalov mantiene la testa, annulla una palla break nell’ottavo gioco e chiude 6-2 il primo parziale senza troppi patemi d’animo. Nel secondo set la musica non cambia. Troppo più incisivo il classe 1999, abile a disegnare il campo con il dritto per poi scagliare fulminanti rovesci vincenti lungo linea. “Sono contento di aver vinto  – le parole di Shapovalov al termine del match – non era affatto semplice dopo tre intense settimane passate a giocare sul veloce. L’obiettivo è disputare più partite possibile prima del Roland Garros al fine di trovare sempre maggior confidenza con questa superficie”.

Più maturo, più giocatore, più uomo. L’unico rappresentante Next Gen tra i migliori otto dello Slam newyorkese cresce giorno dopo giorno, dimostrando ancora una volta di avere tutte le carte in regola per potersela giocare con tutti. La mano di Mikhail Youzhny, suo attuale coach, c’è e si sente. L’ex numero 8 del mondo, al fianco del canadese dal mese di agosto della passata stagione, ha apportato nel gioco del baby-prodigio modifiche efficaci e funzionali: dalla seconda di servizio al rovescio in slice.

L’ingresso in top-10 è solamente una questione di tempo. Senza dubbio meno rispetto a quello che è trascorso da quando disturbava gli allenamenti del fratello Evgeniy con mamma Tessa, la sua prima allenatrice. Un birbante che correva velocissimo da un lato all’altro del campo cercando di intercettare tutte le palle che passavano da quelle parti. Ora Denis Shapovalov è un modello, una fonte di ispirazione per migliaia di giovanissimi tennisti in Canada e nel resto del mondo. “Voglio usare il mio gioco per ispirare altri ragazzi che vanno per la loro strada senza avere il necessario sostegno – ha sottolineato ‘Shapo’ – e dimostrare loro che è possibile arrivare ovunque se ci si crede veramente e si lavora sodo. La mia famiglia ha fatto tutto il necessario per mettermi nella condizione di coltivare al meglio il mio talento, anche se spesso eravamo costretti a scegliere i tornei da giocare sulla base delle disponibilità economiche. Dopo la scuola i miei amici uscivano, io correvo ad allenarmi. In questo lavoro è normale correre dei rischi ma la convinzione di voler arrivare a questo punto ha fatto la differenza”.

Nel 2016 ha fatto suo il trofeo di Wimbledon juniores superando in tre set Alex De Minaur. Tre anni dopo, a Stoccolma, ha messo le mani sul suo primo titolo ATP. Un carattere da ‘fighter’, il suo, che ha fatto e farà a lungo la differenza. Quando c’è da prendere una decisione nelle fasi cruciali di una sfida, Denis c’è. Con rispetto ma senza paura. In campo i piedi vanno veloci. Il braccio, se possibile, ancor di più. Con un eccezionale timing sulla palla, il tennis frizzante del canadese sa fare malissimo. Giocatori così, in un universo sempre più traboccante di regolaristi senza errore e senz’anima, sono ancora in grado di regalare brividi forti. Quelli di cui abbiamo bisogno.

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