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AMERICAN DREAM, 46 ANNI DOPO
Finale a stelle e strisce: ma la Keys ha chance?

Questo contenuto è stato pubblicato 8 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Sono passati 46 anni dall’ultima finale tutta americana agli Internazionali BNL d’Italia. Correva l’anno 1970 quando Billie Jean King batteva Julie Heldman. Erano gli anni della Prima Repubblica, del benessere portato dal boom economico degli anni 60. Da lì a poco, sarebbero arrivati gli anni di piombo. Basta questo per rendere l’idea di quanto tempo sia passato. Il 15 maggio 2016, in piena era digitale, la regina di Roma sarà una tra Serena Williams e Madison Keys. Il passato e il presente del tennis mondiale contro il futuro del tennis americano e (forse) mondiale. Serena era attesa al varco, Madison no.

Intendiamoci: la terra battuta non era totalmente sconosciuta alla Keys, che da giovane ha giocato parecchio sull’Har-Tru nordamericano. Ma la polvere di mattone europea è ben altra cosa. Tenendo conto che ha recentemente cambiato coach, il suo piazzamento in finale è una sorpresa. La è un po’ meno se analizziamo le sue partite. Match dopo match, ha aggiustato il mirino e ha aggiunto tasselli al suo tennis. Contro Timea Babos, negli ottavi, picchiava solo con il dritto anomalo. Contro Barbora Strycova, nei quarti, ha dovuto metterci un bel po’ di pazienza. In semifinale abbiamo visto una grande giocatrice. Ok, è stata aiutata da Garbine Muguruza e da un atteggiamento tattico mediocre, però si è mossa bene, ha servito ancora meglio e ha trovato ottime soluzioni, con tutti i fondamentali e in ogni direzione. Non può essere un caso che il salto di qualità sia arrivato sotto la guida di Thomas Hogstedt, tecnico serio e preparato, che conosce benissimo il tennis femminile. Madison ha riconosciuto la bontà del suo lavoro (sia pure in fase embrionale) e chissà che il 2016 non possa essere la stagione della svolta, dopo che il 2015 non era stato all’altezza. Ma oggi c’è solo una domanda: è in grado di battere Serena Williams? Sembra difficile.

I precedenti dicono 2-0 per Serena e si sono entrambi giocati a livello Slam: Australian Open e Us Open, sempre nel 2015. La Keys non ha intascato neanche un set: 7-6 6-2 a Melbourne, 6-3 6-3 a New York. L’impressione è che non sia questa l’occasione per avvicinarsi. Il motivo è semplice: Serena è centrata e concentrata. La pausa di queste settimane le ha fatto bene: è tirata fisicamente e ha la giusta motivazione. Si è visto contro la Kuznetsova, lo ha confermato contro Irina Camelia Begu in un match ben più complicato di quanto dica il punteggio. Serena si è già imposta tre volte al Foro Italico (2002, 2013 e 2014) e mira a un poker che profumerebbe di restaurazione. L’ultima volta che Serena era arrivata a maggio inoltrato senza titoli risaliva al 1998. Un’onta, per una come lei. Un’onta per coach Patrick Mouratoglou. Un’onta che potrebbe lavarsi nel pomeriggio del Foro Italico. Sul piano tecnico, l’impressione è che abbia tutto per disinnescare il tennis di Madison. Al di là della sua forza, cioè che ci fa propendere per lei è la maggiore lucidità tattica rispetto alla Muguruza. Serena sa sempre cosa fare sul campo da tennis. E tanto dovrebbe bastare.

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