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“CAMBIARE GIOCO” BY NICK
Bollettieri presenta il suo libro

Questo contenuto è stato pubblicato 9 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Lo sguardo azzurro acciaio di chi sa esattamente quello che fa. E soprattutto quello che vuole ottenere. Abbronzatissimo, in tenuta rigorosamente da tennis viola e verde, Nick Bollettieri ha chiuso la sua tre-giorni romana – è stato relatore d’eccezione al 2° Simposio Internazionale Fit, organizzato dall’ISF “Roberto Lombardi” diretto da Michelangelo Dell’Edera (quasi tremila iscritti) – presentando nella Sala conferenze dell’Area Media del Foro Italico il suo libro “Cambiare gioco”, edito da Mondadori.

BOLLETTIERI GURU DEL TENNIS, 84 ANNI A LUGLIO. Compirà 84 anni il prossimo luglio il fondatore della famosa Academy a Bradenton, in Florida, dove ha allenato e motivato una decina di numeri uno del mondo, tra cui Andre Agassi e Maria Sharapova, Monica Seles e Boris Becker. Il coach statunitense, che lo scorso anno è entrato nella Hall of Fame del tennis, racconta le sue idee sul tennis, i suoi segreti, la sua filosofia di vita in 320 pagine ricche di aneddoti e curiosità.
Una leggenda del tennis: per alcuni è il miglior coach di sempre, per altri soprattutto un comunicatore ed un motivatore, per altri ancora un autentico “guru”. Lui, Nick Bollettieri ha fatto suo il motto “parlate di me, anche male, purché ne parliate”. E sta per lanciare un sito web nuovo di zecca. Ancora oggi si alza alle 4.30 del mattino ed alle 5.30 comincia gli allenamenti, che termina solo alle 19. Molto impegnato con progetti per bambini meno fortunati, il “vecchio” Nick per la prima volta si racconta. E non omette nulla o quasi, comprese otto mogli (tre in appena tredici mesi) e sette figli, gli ultimi due adottivi. Una storia fatta di successi e di lavoro la sua, ed anche di qualche sconfitta ( “Sono importanti quanto le vittorie”), di quello che ha tutti i connotati di un sogno americano decisamente riuscito: pochi ettari di terra trasformati nell’accademia più famosa di sempre.

“NON PENSATE SE QUEL CHE FATE SARA’ UN SUCCESSO OPPURE NO”. E’ felicissimo di essere in Italia, viste le sue radici, ed in questo suo tour promozionale nel Bel Paese non ha mai dimenticato di sottolinearlo. “Quando ho fatto qualcosa non mi è mai importato se fosse un successo o un fallimento – dice -. E la stessa cosa vale per lo sport. Mi piace essere parte dell’azione: la parola chiave della mia vita è divertimento. Del resto chi avrebbe mai pensato che un giorno avrei indossato l’anello della Hal of Fame? Sono davvero felice di essere qui e ringrazio Michelangelo Dell’Edera: camminando per il Foro incontro tanti ragazzi che mi chiedono l’autografo e questo mi fa sentire la persona più ricca del mondo. Nel libro c’è quello che le persone dicono di me. Li ringrazio tutti, indipendentemente da quello che hanno detto. Alla prima pagina ho scelto di mettere una frase di John McEnroe ‘Nick Bollettieri non capisce nulla di tennis’. Del resto proprio McEnroe, durante la cerimonia dello scorso anno alla Hall of Fame ha anche detto ‘Quest’uomo, con una conoscenza piuttosto limitata, ha cambiato il tennis’…”.

“QUINZI DAVVERO FORTE SE IMPARERA’ AD ANDARE A RETE”. Bollettieri parla anche dei tennisti italiani: ”Quinzi è fortissimo dal fondo, è mancino ma ha paura di andare a rete: se imparerà diventerà davvero forte, ma va incoraggiato. Lo stesso è accaduto qualche anno fa con Tommy Haas, che ha imparato. Forse i giocatori italiani dovrebbero pensare che vicino alla rete ci sono delle ragazza molto carine …. Il compito dei maestri della Federazione è far capire ai giocatori che devono lottare sempre. Schiavone ed Errani si che sono delle ‘fighters’. Gli uomini hanno un talento incredibile ma manca loro un po’ di cuore. Ed il talento da solo non basta. Nello sport come nella vita le scuse non pagano. L’atteggiamento positivo è quello che fa in modo che l’impossibile diventi realtà”.

“I TECNICI DIANO FIDUCIA AI BIMBI, FACENDOLI PRIMA DI TUTTO DIVERTIRE”. Nel 1987 a Parigi, durante una conversazione con Arthur Ashe al Roland Garros, è nato il primo progetto per aiutare i bambini meno fortunati. L’approccio con i più giovani è sempre lo stesso: “Il modo in cui parliamo ai ragazzi può incidere sulla loro personalità per il resto della loro vita – sottolinea – quando sbagliano gli si deve dare fiducia, non stressarli. A quel punto torneranno a casa e diranno ai genitori che vogliono giocare anche il giorno dopo ….. La verità è che restare a lavorare con i ragazzi mi mantiene giovane”.

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