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CIAO ELENA. IL MONDO DEL TENNIS SALUTA LA BALTACHA, SCONFITTA DAL CANCRO A SOLI 30 ANNI

baltacha bis

Questo contenuto è stato pubblicato 10 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Decine e decine di messaggi di cordoglio su Twitter alla drammatica notizia della scomparsa di Elena Baltacha. Poi lunedì sera alla Caja Magica di Madrid i giocatori e le giocatrici impegnati nel torneo spagnolo – subito prima dell’inizio della sessione serale – si sono radunati in campo per ricordare in silenzio la sfortunata giocatrice britannica morta domenica 4 maggio per un cancro al fegato. A soli 30 anni. Il sorriso dolce ed il carattere solare l’avevano resa una delle giocatrici più amate nel circuito. Arrivata tra le prime 50 (best ranking numero 49 a settembre 2010) Elena si era ritirata a fine 2013 ed aveva sposato il suo coach storico, Nino Severino: lo scorso gennaio aveva reso noto di aver scoperto di avere un cancro al fegato, e appena quattro mesi dopo se n’è andata.

Lo sport Elena ce lo aveva nel sangue: nata a Kiev, in Ucraina, era figlia di Sergei, difensore della Dinamo Kiev, ed Olga, pentatleta. Proprio seguendo i cambi di squadra del papà calciatore, a cinque anni si trasferisce ad Ipswich, in Scozia: è lì che scoppia la sua passione per il tennis. A 18 anni quando è una tra le giocatrici britanniche più promettenti comincia ad accusare non meglio identificati problemi fisici e soprattutto una grande stanchezza. Qualche mese dopo arriva la diagnosi: colangite sclerosante primaria, una malattia epatica cronica. Ma Elena non molla. Nemmeno quando a 23 anni è costretta ad operarsi alla schiena. Supera anche questa e va avanti, anche se è costretta a viaggiare portando con e una quantità di medicinali. Fonda la Children’s Liver Disease Foundation (CLDF), un’associazione che si occupa di bambini con patologie epatiche, convinta che il suo esempio possa essere d’aiuto. In carriera vanta undici titoli Itf e tre piazzamenti al terzo turno nei tornei dello Slam (Wimbledon 2002, Australian Open 2005 e 2010) ma lei tra i suoi ricordi più belli ha sempre messo le partecipazioni alla Fed Cup e, soprattutto, quella ai Giochi Olimpici di Londra 2012.

In occasione della sfida di Davis a Napoli tra Italia e Gran Bretagna dello scorso aprile, Andy Murray e Colin Fleming avevano dedicato proprio a lei, a “Bally”, la vittoria nel doppio. Ancora Murray, come aveva fatto lo scorso anno per un altro amico colpito dal cancro – Ross Hutchins, poi guarito -, aveva organizzato un evento benefico per la raccolta di fondi per la ricerca durante il prossimo torneo del Queen’s. L’evento – in programma il 15 giugno – si terrà comunque. In memoria di Bally.

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