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Dieci cose che resteranno degli IBI23

L’ottantesima edizione degli Internazionali BNL d’Italia, la prima con l’upgrade a due settimane di gara e tabelloni da 96 giocatori (e giocatrici) si è chiusa con due campioni inediti a sollevare i trofei e tanti momenti e personaggi indimenticabili

Elena Rybakina e Daniil Medvedev che vincono, campioni inediti dell’ottantesima edizione degli Internazionali BNL d’Italia, la prima con l’upgrade a due settimane di gara e tabelloni da 96 giocatori (e giocatrici), ce li ricorderemo per sempre.

I loro nomi saranno scolpiti nell’albo d’oro. Non potremo dimenticarci anche della pioggia che ha accompagnato il torneo, giorno per giorno, inedita anche lei in questa misura. Ma le due settimane di grande tennis al Foro Italico del 2023 si faranno ricordare anche per tanti altri momenti e personaggi unici. Ne abbiamo scelti dieci.

Il Campo Centrale al Foro Italico durante la semifinale tra Rune e Ruud – Foto Alex Pantling/Getty Images

1)Taylor Townsend che batte Jessica Pegula

A 27 anni, Taylor Townsend ha vissuto almeno tre vite e una carriera in due tempi. Considerata una baby prodigio, poi penalizzata dalla Federazione USA che le ha tolto i fondi in quanto eccessivamente sovrappeso, Townsend è rientrata sul circuito dopo un anno di stop per maternità. A Roma, le sue strade hanno tracciato un nuovo cammino. Dopo il successo su Ysaline Bonaventure, ha battuto 62 36 63 Jessica Pegula e firmato così la prima vittoria contro una Top 3.

“L’ultima volta che ho giocato con Jess, eravamo in un torneo da 25mila dollari in South Carolina. Con lei abbiamo giocato anche in doppio, e mi è piaciuta molto. Era la più bella persona ricca che avessi incontrato” ha raccontato. Sono rimaste grandi amiche, Pegula infatti l’ha anche invitata al suo matrimonio. Ma in campo anche l’amicizia si mette da parte, fino alla stretta di mano. Townsend aveva ottenuto solo una vittoria contro una Top 5, allo US Open del 2019. Allora riuscì a sorprendere in rimonta Simona Halep, numero 4 WTA all’epoca, e incassò i complimenti della conduttrice Ellen DeGeneres, l’attore Samuel L. Jackson e la stella NBA Kobe Bryant. Questa vittoria, in qualche modo, è ancora più speciale.

Taylor Townsend -Foto Alex Pantling/Getty Images

2) Fabian Marozsan che batte Alcaraz

La sorpresa con la “S” maiuscola matura alle 15.15 del pomeriggio di lunedì 15 maggio. Quando Carlos Alcaraz (n.2 ATP), secondo favorito del seeding e per la prima volta in gara agli Internazionali BNL d’Italia, si arrende 63 76(4), in un’ora e quaranta minuti di partita, all’ungherese Fabian Marozsan (n.135 ATP), promosso dalle qualificazioni nel suo primo main draw Masters 1000 (il primo in assoluto nel circuito maggiore), il giocatore con la classifica peggiore rimasto in corsa nel torneo. Resta impassibile anche dopo il match-point che lo proietta negli ottavi a Roma il magiaro: lascia andare la racchetta e si rivolge al suo box battendosi la mano sul cuore.

“Non è facile riuscire a dire qualcosa. Sono davvero felice: era il mio sogno di stanotte ed ora è diventato realtà. Avevo pensato di vincere qualche game o magari un set ma sono riuscito a fare il mio gioco – ha commentato a caldo il 23enne di Budapest -. E sono davvero soddisfatto di essere riuscito a battere un numero uno di questo sport. Quando ero sotto 4-1 nel tie-break ho solo cercato di colpire la palla e di fare del mio meglio”.

Il suo meglio è una partita perfetta in cui, con giocate morbide ma profonde, accelerazioni incisive ma giocate in sicurezza, con smorzate vellutate toglie ogni riferimento a quello che all’indomani del torneo sarà di nuovo n.1 del mondo. Ai cultori della racchetta più anziani l’ungherese ricorda le zampate dello slovacco Miloslav Mecir, detto “Gattone”, campione olimpico a Seul 1988. Ma questa è un’altra storia.

Fabian Marozsan – Tiziana Fabi/AFP via Getty Images

3) Come Rune batte Djokovic

Battere Novak Djokovic è di per sé un’impresa che non sono in tanti a poter raccontare. Ma il modo in cui l’ha fatto Holger Rune nei quarti di finale degli IBI 23 non si era mai visto. Ricordavamo la grande pressione da fondocampo del diritto supercarico di top di Rafael Nadal; gli schemi offensivi con mille variazioni di Roger Federer, le battaglie di resistenza da fondocampo di Andy Murray. Fino al muro di gomma di Daniil Medvedev condito di servizi imprendibili, con la prima e la seconda palla, visti agli US Open 2021. Ma qualcuno capace di rallentare il gioco, sgonfiare la palla fino a far perdere ogni riferimento al n.1 del mondo, fino a trasformare il meno fallibile dei campioni in un giocatore falloso, ancora non l’avevamo visto.

Una tattica difficilissima da applicare: ci vuole una sensibilità da pittore quando colpisci e una velocità di gambe da extraterrestre (perché quando il n.1 prova ad accelerare, bisogna arrivare sulla palla come razzi e sgonfiarla di nuovo). Ha fatto di tutto Nole per rompere l’incantesimo. A un certo punto si è mostrato sfinito. Ha preso tempo. Ha sfidato la pazienza del ventenne avversario, noto per non averne. Ha cercato di provocarlo in modo che ricominciasse a tirare forte come fa abitualmente. Stava riuscendo nel suo intento. Poi è arrivata la pioggia, una pausa. Alla ripartenza Rune era di nuovo di una calma e di una lucidità incredibili. E Djokovic è affondato nelle sabbie mobili che il danese gli ha creato intorno. Capolavoro.

Djokovic e Rune – Foto Giampiero Sposito

4) Il coach di Hanfmann che si butta dalla piattaforma

Il tedesco Yannick Hanfmann, 31 anni, n.101 del mondo è entrato nel tabellone principale degli Internazionali BNL d’Italia passando dalle qualificazioni. Non se lo è filato nessuno finché al secondo turno non ha fatto fuori in due set (6-4 6-1) lo statunitense Taylor Fritz, n.9 del mondo. Eppure aveva lasciato il segno anche a Madrid, superando le qualificazioni anche là e poi eliminando in due set il nostro Lorenzo Musetti. Un’idea ancora più precisa della qualità del giocatore di Karlsruhe, laureato alla Southern California University, il pubblico del Foro Italico se l’è fatta vedendolo superare anche il nostro Marco Cecchinato ( alla sua miglior prestazione a Roma) e Andrey Rublev, n.6 del mondo. E’ allora che il suo coach, l’argentino Juan Pablo Brzezicki, ha dovuto onorare la scommessa: si sarebbe buttato dalla piattaforma di 10 metri nelle piscine del Foro Italico se Yannick avesse battuto il russo. Detto, fatto.

Yannick Hanfmann (foto Fioriti)
Yannich Hanfmann – Foto Adelchi FIoriti/FITP

5) Il primo turno Fognini-Murray

Fabio Fognini contro Andy Murray si annunciava come il primo turno più lussuoso degli Internazionali BNL d’Italia 2023 e non ha deluso. Due giocatori che hanno fatto la storia del tennis per le loro bandiere, il primo riportando un tennista italiano tra i primi 10 del mondo dopo più di 40 anni colmando un vuoto che durava dai tempi di Panatta e Barazzutti. Il secondo, già n.1 del mondo, vincitore di 3 Slam e re di Roma nel 2016, capace di riportare nel Regno Unito il titolo di Wimbledon nel 2013, 76 anni dopo l’ultimo successo inglese, quello di Fred Perry nel 1936.

Anche il fatto che i due siano coetanei, nati a nove giorni di distanza uno dall’altro nel maggio del 1987 e che le loro carriere si siano incrociate più e più volte ha contribuito a creare l’atmosfera particolare che si respirava nel grande catino del Campo Centrale alle 7 della sera: stava per andare in scena il loro nono faccia a faccia, il primo ufficialmente da veterani “over 35”, e il bilancio dei precedenti era in perfetta parità, quattro successi per parte.

Andy Murray proveniva dalla vittoria nel Super Challenger da 175.000 dollari di Aix-en-Provence. N.42 del mondo non è ancora riuscito a ritrovare lo smalto del Top 10 ma ha già dimostrato una solidità di fisco e di carattere che l’ha portato ad aggiudicarsi tante sfide epiche in giro per il mondo negli ultimi 12 mesi.

Fognini, scivolato al n.130 del mondo e vittima di tanti acciacchi fisici, poteva opporre il suo genio, la sensibilità e la voglia di cogliere finalmente un’affermazione di prestigio in un’annata arida di soddisfazioni, con due sole partite vinte negli otto tornei disputati nel 2023. E la magia gli riusciva, con un primo set al bacio, un secondo dove sembrava precipitare, svuotato di energie, e un terzo dove infiammava lo stadio con tutto il suo repertorio ti tocchi e accelerazioni, chiudendo in trionfo, abbracciato sul campo dal figlioletto Federico e applaudito in tribuna dalla gentil consorte Flavia Pennetta, con il suo sorriso da Slam.

Fabio Fognini – Foto Giampiero Sposito

6) Napolitano che si qualifica per il main draw

Dopo sei anni di assenza Stefano Napolitano, n.555 nel ranking ATP, è tornato a giocare un match nel tabellone principale degli Internazionali BNL d’Italia. Partito a febbraio dalla fase Open BNL di Trento delle pre-qualificazioni regionali, il 28enne di Biella è arrivato a Roma raggiungendo la finale dell’ultima fase che gli ha garantito una delle due wild card per il tabellone cadetto.

Lì ha battuto lo statunitense Aleksandar Kovacevic, n.113 del mondo e, nel turno decisivo, il tedesco Maximilian Marterer, n.148, in tre set: 46 75 75.

Napolitano si è così guadagnato l’accesso al main draw, dove mancava dal 2017 quando perse all’esordio contro Viktor Troicki. L’incredibile cammino dell’ex numero 152 ATP è l’esempio perfetto di come il torneo più partecipato al mondo, che quest’anno ha spinto 19.218 giocatori ad affrontare il lungo viaggio fatto di quattro fasi, dia a tutti i tesserati la possibilità di arrivare fino al palcoscenico più importante: il Masters 1000 del Foro Italico. La sconfitta, tiratissima (6-4 3-6 7-6), al primo turno contro lo slovacco Alex Molcan, n.59 del mondo, resterà testimonianza dell’intatta qualità del tennis del bravissimo Stefano.

Stefano Napolitano – Foto Sposito

7) Tsitsipas – Musetti a mezzanotte

In un’atmosfera surreale Stefanos Tsitsipas compie una delle sue imprese da nuova divinità del tennis mondiale ed elimina (7-5 7-5 il punteggio) nella notte romana il suo secondo top player italiano di giornata, Lorenzo Musetti, dopo aver battuto nel pomeriggio Lorenzo Sonego.

L’impresa di Tsitsipas si materializza in un clima senza precedenti: non meno di 6.000 persone sono rimaste imperterrite sulle tribune del Campo Centrale aspettando l’inizio della sfida tra il n.5 del mondo e il n.19 che avrebbe dovuto incominciare “non prima” delle 20.30. Tsitsipas e Musetti scendono in campo 5 minuti prima di mezzanotte a causa del prolungarsi del quarto di finale femminile tra l’ucraina Kalinina e la brasiliana Haddad-Maia. E trovano un’atmosfera carica di elettricità, un calore impensabile in giornate freddine e cariche di pioggia. Musetti, vincitore nel pomeriggio sullo statunitense Tiafoe, è l’ultimo italiano rimasto in gara e Roma non lo vuole perdere.

Lorenzo parte con le migliori intenzioni: il primo punto è un passante di rovescio lungolinea da paura. Ma Tsitsipas non sente il colpo. Attacca imperioso. E tiene il suo servizio saldo come una promessa da mantenere per sempre. Nel game successivo, quando tocca battere all’italiano, la sua prima risposta è una martellata sulla riga di fondo. La seconda sfonda il rovescio di Musetti. Il pubblico, super caricato dall’attesa, si sfoga tifando Italia. “Lore, Lorenzo, Lollo, Piccolo”: Musetti è incitato con tutti i nomignoli possibili.

Tsitsipas però sembra aver accumulato energia esplosiva nella palestra-anticamera al Centrale. Tira tutto solo forte, solo dentro, vicino alle righe. La palla risuona all’impatto con la certezza di un destino vincente. Quello che si concretizza all’1.45 della notte, quando ai 6.000 sugli spalti si sono uniti i gabbiani del Foro Italico che volteggiano planando sotto i riflettori.

Lorenzo Musetti – Foto Giampiero Sposito

8) Rybakina – Swiatek finale anticipata

Non era difficile definire la sfida tra Iga Swiatek e Elena Rybakina una finale anticipata. Ed è stata per due set una bellissima partita, dominata all’inizio dalla polacca n.1 del mondo che è arrivata ad essere in vantaggio 6-2 4-2 con a disposizione la palla del 5-2. Non è riuscita a sfruttarla, per merito anche dell’avversaria, e ne ha subito il ritorno, la ritrovata fiducia nel servizio devastante, che l’ha costretta al tie-break. Lì la kazaka, n.6 del mondo, è stata più decisa ed efficace, è volata da 3-3 a 6-3, chiudendo all’attacco. Proprio nel tentativo di recuperare l’ultimo affondo dell’avversaria Swiatek ha appoggiato malamente la gamba destra e ha finito il set con una smorfia di dolore.

A quel punto ha chiesto un “Medical Time out”. Al rientro in campo pareva rinfrancata, oltre che fasciata alla coscia destra. E partiva tenendo benissimo i suoi primi due turni di battuta. Rybakina faceva lo stesso, anche perché la polacca alla risposta non reagiva più. E quando l’avversaria impattava sul 2-2 faceva segno all’arbitro che la sua partita e il suo torneo erano finiti.

Una conclusione dolorosa per un confronto che prometteva moltissimo ed in effetti stava mantenendo le attese.

Iga Swiatek – Foto Justin Setterfield/Getty Images

9) Sinner contro Shevchenko, il russo che non t’aspetti

Al terzo turno i tifosi italiani vanno sul campo Centrale per sostenere Jannik Sinner e scoprono Alexander Shevchenko, 22 anni, n. 93 del mondo, cognome da bomber col pallone, bagaglio tecnico da bomber del tennis. In tabellone è entrato con un po’ di fortuna: ha perso nell’ultimo turno delle qualificazioni dal francese Fils ed è stato ripescato per il forfait dell’olandese Griekspoor, n.29 del tabellone. Ne approfitta rifilando un secco 6-3 6-4 a Sebastian Baez, n. 40 del mondo.

Chi segue il tennis “pro” anche a livello di Challenger lo conosceva bene: n. 328 all’inizio del 2022 nel gennaio del 2023 affrontava la stagione da n.154. Vincendo a Tenerife e Madrid e raggiungendo la finale a Phoenix saliva al n.98. Partendo dalle qualificazioni al Masters 1000 di Madrid arrivava al terzo turno, battendo il n.49 J.J. Wolf e il n.37 Jiri Lehecka. Prima di perdere 7-5 al terzo set contro Daniil Medvedev, n.3.

Chi conosce il suo allenatore, l’austriaco Gunther Bresnik, sa che se un tecnico che ha avuto un ruolo importante nelle carriere di campioni come Boris Becker o Dominic Thiem, non si impegna con un giovane che non valga la pena.

Chi lo vede in azione contro Jannik resta impressionato dalla potenza e dalla pulizia di tutti i suoi colpi: servizio, diritto, rovescio. E dalla personalità. Gioca alla pari con un buon Sinner per più di due set, tirando più volte più forte di lui. Poi Jannik decolla e lui cala un pochino. Ne sentiremo molto parlare in futuro.

Rivedere questa partita non è solo uno spettacolo: aiuta anche a far capire (anche a chi fosse digiuno di tennis) quanto le condizioni di salute di Sinner fossero precarie due giorni dopo nel confronto con l’argentino Cerundolo. Contro il russo volava, nonostante le difficoltà; contro l’argentino era lento, sempre in ritardo, appannato proprio come chi sta covando un malessere. Il suo coach Vagnozzi era stato colpito da un virus due giorni prima. Chi sa unire i puntini…

Jannik Sinner – Foto Giampiero Sposito

10) Kalinina – Haddad Maia, la partita più lunga

Un match da record, quello dei quarti di finale tra l’ucraina Anhelina Kalinina e la brasiliana Beatriz Haddad Maia, vinto dalla prima in tre set con il punteggio finale di 6-7 7-6 6-3 in tre ore e 41 minuti di gioco sul Campo Centrale. E’ il match più lungo dell’anno a livello WTA nel 2023, il più lungo nei WTA 1000 degli ultimi 3 anni. Una partita-ottovolante, con Kalinina che parte fortissimo, poi si fa raggiungere e superare dalla brasiliana al tie-break. Anche il secondo set si decide al tie-break, questa volta in favore della 26enne di Nova Kakhovka ma per un soffio, 8 punti a sei. La partita finale inverte improvvisamente l’inerzia del match: è Haddad Maia a partire fortissimo: 3-0.  Partita decisa? Niente affatto: Kalinina realizza un filotto di sei game consecutivi e vince, quando mancano meno di 20 minuti allo scoccare delle quattro ore di gioco. La n.30 del tabellone ha battuto la n.6, qualificandosi per la prima semifinale WTA 1000 della sua carriera.

Anhelina Kalinina – Alex Pantling/Getty Images

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