
Il primo a scendere in campo con il suo team e mamma Aneke, è stato il ventenne danese. Un allenamento all’insegna del relax e sempre con un sorriso. Ha sbagliato un po’ di palle: sembrava che non volesse spingere troppo durante il training.
Finito l’allenamento, alle 10:59, Rune si è fermato a firmare i autografi a una marea di fan che l’avevano raggiunto a bordo del campo, in trepidante attesa durante l’allenamento. Ammirevole l’attenzione di Rune, si è dedicato per prima ai più piccoli firmando loro le palline da tennis, e quindi a quelli più grandi. Ha accontentato tutti e ha ricevuto un bell’applauso uscendo dall’arena. Caccia all’autografo anche del suo allenatore il francese Patrick Mouratoglou.

Dopo aver preparato il campo alla perfezione per Djokovic, è arrivato prima il suo sparring, poi il suo coach Goran Ivanišević, accolti dagli applausi, e 10 minuti dopo, con un Arena sempre più affollata per assistere l’allenamento, è arrivato Djokovic. Il serbo ha ricevuto un’accoglienza che solo il calore del pubblico romano può dare, tanti gli applausi. Lui ha salutato il pubblico e si mette subito a lavoro. Il campione in carica del torneo ha palleggiato con attenzione per una ventina di minuti, mentre tutti i suoi fan commentavano, applaudivano e scattavano foto e selfie, appoggiati a bordo campo.
Dopo una breve pausa, il numero 1 del mondo ha ricominciato, esercitandosi alle volée, gli smash e servizi. A un certo punto ha stoppato la palla con la racchetta come fosse la mano. Poche i suggerimenti di Ivanisevic. Tutto come d’abitudine, come “una macchina da guerra”. Una routine di allenamento sicuramente più organizzato rispetto a quella di Rune. Finito il training, Djokovic ha preso la sua borsa ed è uscito subito dal campo, malgrado tutti i fan lo aspettassero con le bandiere serbe ed oggetti assortiti per le richieste di autografi. Ma Nole aveva in testa ormai solo la partita.
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