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DJOKOVIC FA POKER AL FORO
Federer s’inchina in due set

Questo contenuto è stato pubblicato 9 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Il 15esimo tentativo poteva essere quello buono. Le cose più belle nascono per caso, quando meno te l’aspetti, quando non dovevi nemmeno esserci. Roger Federer è arrivato a tanto così dal vincere (finalmente) gli Internazionali BNL d’Italia, ma gli è andata storta anche stavolta. C’era andato più vicino altre volte, soprattutto nella famosa finale del 2006, ma sembrava che stavolta i pezzi del puzzle si fossero messi insieme. Non avrebbe dovuto venire, poi l’eliminazione a Madrid e lo stato di salute della moglie lo hanno convinto ad atterrare a Fiumicino. La sorte gli ha tolto di mezzo l’indigesto Rafa Nadal e in finale ha trovato un Novak Djokovic che nei primi turni non aveva esaltato. Invece resta quel retrogusto amaro, almeno per i suoi tanti tifosi, di un albo d’oro che probabilmente resterà senza il suo nome. Impossibile dire se è davvero il più grande di sempre, molto più facile riconoscere che è il più amato di tutti, di ogni epoca. Al Foro Italico vince Novak Djokovic, per la quarta volta, dopo i successi del 2008, 2011 e 2014. Vince il tennista più forte del pianeta, un sincero amante dell’Italia riuscito nell’impresa più difficile: diventare un dominatore nell’epoca dei Federer e dei Nadal. Le cifre del serbo sono sempre più impressionanti. In alcuni casi sono migliori di quelle del Federer degli anni d’oro. Il serbo si presenterà a Parigi con una striscia vincente di 22 partite, la terza migliore della sua carriera. L’ultima sconfitta risale a due mesi fa, a Dubai, proprio contro Federer. C’è stato un momento in cui Roger ha sperato di imporsi anche al Foro Italico. Dopo otto game di studio, dominati dal giocatore al servizio, lo svizzero si è trovato 0-30 sul servizio del serbo. Con due ace di fila, Nole ha rimesso in piedi il game. Tuttavia, un paio di minuti dopo un dritto steccato dava allo svizzero la sua unica palla break. Nel punto più importante della partita, i due hanno giocato uno scambio di 20 colpi, condotto e poi chiuso da una progressione del serbo. In quel momento si è capito come sarebbe finita. E le sensazioni sono state immediatamente confermate.

Chiamato a servire nella peggiore situazione possibile (sotto 4-5), Federer è stato travolto dall’onda d’urto serba. Si è difeso come ha potuto, ha effettuato una splendida “parata” sul 15-30, ma sul 40-40 è arrivata la sentenza. Una fulminante risposta di dritto, incrociata, ha regalato a Djokovic la sua palla break. Identica a quella, ben più famosa, con cui annullò un matchpoint nella semifinale dello Us Open 2011. Fu decisiva allora, la è stata ancora oggi. Sotto shock, lo svizzero ha sparato un rovescio in rete nel punto successivo e ha regalato a Djokovic il set, la partita e il torneo. Cinico e spietato, Nole ha capito che in quel momento doveva spingere al massimo. E così si è preso il break nel secondo game del secondo set. Federer si è trovato 15-40, si è rifugiato sul 40-40 (annullando la seconda con uno spettacolare rovescio tirato da fuori dal campo), ma Djokovic ha voluto prendersi il game con i denti. E un dritto in rete lo ha accontentato. I cinque giochi consecutivi, dal 4-4 al 6-4 3-0, hanno spaccato in due la finale. Il resto è stato pura accademia. Il sole ha lasciato spazio all’ombra, ma ormai era un’esibizione. Federer non si è mai avvicinato al controbreak, nemmeno lontanamente (nel secondo set ha raccolto appena 4 punti in risposta), ed anzi ha dovuto salvare una palla break che avrebbe accorciato un match già piuttosto breve. Sullo 0-3, un coraggioso serve and volley gli ha evitato di perdere con un punteggio ancora più netto. Dopo 75 minuti di partita, un dritto di Federer in corridoio ha consegnato a Nole il 53esimo titolo in carriera, il 24esimo in un Masters 1000, che lo colloca al secondo posto in una speciale classifica guidata da Nadal a quota 27. E Federer, fermo a 23, deve rassegnarsi a un malinconico terzo posto. Da perfetto istrione, Nole ha autografato la telecamera con un dolce messaggio: “Grazie ancora, Roma”, circondato da un cuore. Bello, ma non è bastato a fargli superare Federer nell’applausometro. Perchè la passione per Roger, si sa, è una passione che va oltre il tennis. Durante la premiazione, condotta da Massimo Caputi e con mattatore Nicola Pietrangeli, ha avuto il suo attimo di paura mista a divertimento: dopo essersi espresso in un buon italiano, e aver espletato il dovere delle foto di rito, Djokovic ha stappato lo champagne destinato al vincitore il tappo gli è finito in fronte, procurandogli un po’ di dolore.

E’ stata l’unica sbavatura di una giornata altrimenti perfetta, in cui ha ricevuto il trofeo dal Ministro per le Riforme Costituzionali e per i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, presente sul palco della premiazione insieme ad Angelo Binaghi e Giovanni Malagò. In questo momento, il serbo è l’assoluto dominatore del tennis. Piaccia o no, ha raggiunto cifre mostruose. Basti pensare che si è preso 19 degli ultimi 41 Masters 1000 e nulla sembra in grado di fermarlo. Il record di Nadal è nel mirino, così come l’inedito “Career Masters”, ovvero il successo in tutti i 9 Masters 1000. Ad oggi gli manca soltanto Cincinnati, dove peraltro vanta già quattro finali. Federer rischia di restare senza Monte Carlo né Roma. Quest’anno Nole vanta un terrificante billancio di 35 vittorie e 2 sconfitte, che diventa 14-1 nei grandi match, le sfide contro i top-10. Di più: da quando ha perso contro Nadal nella finale del Roland Garros, vanta un impressionante 26-2 contro i top-10. E’ il segno di un dominio che non si limita al circuito, ma trasborda negli scontri diretti. Ha avuto bisogno di anni, di incassare tante sconfitte, ma adesso la tavola sembra imbandita per un’Era Djokovic. La storia insegna che i tennisti vincono sempre meno dopo aver compiuto i 28 anni, l’età che Nole festeggerà tra cinque giorni. La sua prossima grande sfida è questa: tenere duro su questi livelli altri 4-5 anni, respingere l’assalto dei temibili ragazzi del 1995-1996-1997 e continuare a vincere. Dovesse farcela, tra qualche anno potremmo trovarci a fare discorsi che oggi sembrano impossibili…

Roger Federer e Novak Djokovic con i trofei (foto Tonelli)

Roger Federer e Novak Djokovic con i trofei (foto Tonelli)

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