
Questo contenuto è stato pubblicato 9 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.
Ci sono campioni nello sport che sono anche campioni nella vita. E che, comunque, cercano di trasmettere i valori positivi, educativi e formativi, dell’attività sportiva. E’ davvero difficile, però, che a dimostrarsi disponibile verso i bambini, nel bel mezzo della sua carriera sia un numero 1. Una dote che, evidentemente, non difetta a Novak Djokovic, il grande asso di Belgrado. La riprova si è avuta ieri pomeriggio quando, attorno alle 16, mentre Bolelli duellava con Travaglia, sul campo del Kid’s village ombreggiato dai pini marittimi, Nole ha incontrato una vera e propria moltitudine di ragazzini provenienti dalle scuole dei circoli di tutta Italia. Djokovic si è fermato per un’oretta circa, ha palleggiato con tanti bambini, taluni emozionbati, mentre altri non si sono fatti pregare… nell’approfittare del partner così prestigioso per «passarlo» con dritti e rovesci vincenti. Immaginatevi il numero esorbitante di videofonini in azione! Dopo l’applaudita esibizione – popolata al pari dello spettacolare allenamento che il campione ieri ha tenuto con Wawrinka – il numero 2 del mondo ha risposto e dialogato con i ragazzi. Rispondendo alle loro curiosità (ehi, bambini, volete portarci via il mestiere? viene da dire in sala stampa), firmano autografi, e persino abbracciando Luisa che, all’ultima domanda, dinanzi al grande campione, è stata sopraffatta dall’emozione e se n’è rimasta zitta zitta a scrutarlo. «Non aver paura» ha detto il maestro che conduceva l’incontro. Ma Luisa se ne stava lì a bocca aperta. Nole allora si è piegato su di lei e l’ha abbracciata. «Se non hai domande ti insegno qualche parola nella mia lingua» le ha detto con tanta dolcezza. Luisa si è sbloccata. E ha domandato: «Porterai i tuoi figli in un centro estivo di tennis quando saranno grandi?». «E’ una bella domanda, sai? – ha risposto Nole – certamente se vorranno farò fare loro dello sport – ha aggiunto in un italiano tutt’altro che stentato – perchè penso che lo sport aiuti a formare il carattere e ad affrontare la vita». Citiamo allora i «campioncini in erba» incontrati da Nole: Gabriele, marchigiano, 10 anni; Riccardo, 8 anni, pugliese; Giacomo che ha messo a segno un dritto vincente; Luca, leccese di Maglie; Vittoria che ha otto anni e gioca a tennis da tre. «Ho cominciato a giocare in montagna a 4 anni – ha raccontato Djokovic – ho scoperto il tennis in tv, nella mia famiglia tutti praticavano sport ma nessuno il tennis. Così mi è sembrato originale che fossi io, il primo. E dire che mio papà voleva che facessi il ristoratore come lui…» La domanda più «impertinente»? Ma tu mangi cioccolata – ha chiesto un bimbo – a un Nole scoppiato in una risata rumorosissima. «Eh, mi piacerebbe, ma non posso – ha detto – diciamo che ci ono i momenti giusti per mangiarla». Ecco qui Novak l’italiano. «Qui mi sento come a casa» ha detto. Anche noi, Nole, in fondo, ti sentiamo un po’ italiano.
Condividi