
Questo contenuto è stato pubblicato 9 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.
Che l’Italia sia il Paese delle torri, è un dato di fatto. Famose sono ovviamente quelle di Pisa, le due torri sono il simbolo di Bologna, c’è un’Italia dei Comuni, turisticamente apprezzabile, che fa di questa struttura architettonica il simbolo. Pensate a San Gimignano…Roma città di «torri»? Azzardato. A vederla, almeno, fuori dal quartiere Tennis, cioè il Foro Italico. Ma anche dentro dove due torri sono state erette e subito abbattute al primo giorno degli Internazionali.
Ehi, che aria tira lassù? veniva voglia di chiedere incrociando le anime lunghe di Big John Isner, l’americano più quotato nell’attuale ranking Atp; e di Jerzy Janowicz (che i suoi 200 centimetri li ha avuti in dote dai genitori, campioni di pallavolo, preferendo schiacciare sulla terra rossa e con la racchetta, anzichè al termine di uno schema sottorete). Evidentemente le previsioni meteo in montagna non sono state per nulla favorevoli. Perturbazioni, ad alta quota: e così due free-climbing di professione li hanno scalati. Kohlschrieber in tre set ha violato la montagna polacca, Melzer ha vinto la prova di potenza… sugli Appalacchiani.
Scacco alle torri. Ora non rimane che attendere l’arrivo a Roma dell’Everest del tennis, il croato Karlovic, cima fissata a 208 centimetri. Non ci sarà, invece, l’alsaziano Olivetti (203).
La «taglia XXL», due metri sopra il livello del mare, non ha avuto un avvio facile. La terra regala maggiori chance ai «normodotati».
Finalino retro, ricordando Victor Amaya che, di solito, in quel di Wimbledon dava lustro ai suoi 203 centimetri con profilo andino, incutendo paura a diversi top ten dell’epoca. Facendo collezione di scalpi tennistici griffati. Taluni sfoggiano tappezzando il salottino di una casa, a Denver, osiamo dire.
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