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Curiosità

Filippo Baldi e la voglia di
raccontare una storia diversa

Questo contenuto è stato pubblicato 6 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Se il tiebreak tra Filippo Baldi e Guillermo Garcia Lopez fosse durato qualche altro minuto, il pubblico che già affollava ogni spazio circostante il Campo Pietrangeli si sarebbe probabilmente arrampicato sulle statue di marmo. Adulti seduti in braccio ad altri adulti, ragazzi dello staff semi disperati nel tentativo di mantenere l’ordine, e un magma coloratissimo di persone pronto ad eruttare di gioia o delusione ad ogni punto di Filippo e di Guillermo Garcia Lopez. L’ultimo, quello decisivo, è andato al 22enne di Vigevano. Dopo aver vinto il punto più pesante della partita – sul 4 pari del tiebreak decisivo – con un serve and volley perfetto e folle, Filippo ha conquistato il match attaccando e attaccando anche sul 5 pari e sul 6-5, quando il veterano spagnolo, costretto a metri dietro la linea di fondo campo, ha messo in corridoio un passante di diritto che sapeva di resa. Due ore e 34 minuti dopo il primo punto, lo score si è fermato sul 46 64 76(5). L’immediata reazione del pubblico è stata tale da farsi sentire dentro la cassa toracica, come si avvertono certi tuoni durante un forte temporale. Il ricordo di questo weekend di sole e Roma e lampi a ciel sereno rimarrà tra i ricordi di Filippo per una vita intera: le vittorie contro Marton Fucsovics e Guillermo Garcia Lopez, Top100 consolidati, sono di gran lunga le più importanti della sua carriera appena cominciata. Il posto conquistato nel tabellone principale degli Internazionali BNL d’Italia gli consentirà di disputare, nel miglior contesto immaginabile, la sua prima partita a livello di main draw ATP.

Com’è noto a chiunque sappia di tennis, è difficile costruirsi un’identità da professionista, ripartendo da zero dopo un passato da piccola stella del circuito Junior. Per Filippo ci sono voluti anni, dopo i successi da under e in particolare del 2012, quando in una sola stagione trionfò all’Avvenire di Milano e poi nella Coppa Davis Junior a Barceloneta con il suo amico e collega Gianluigi Quinzi. In quella finale batterono l’Australia, guidata da tali Nick Kyrgios e Thanasi Kokkinakis. Fu una delle moltissime soddisfazioni che quella fantastica coppia di amici regalò agli appassionati italiani. Ma come funziona la transizione dalle semifinali degli Slam (Australian Open e Wimbledon 2013, per quanto nelle edizioni Junior) ai primi turni di oscuri Futures di provincia? Una domanda cui ognuno deve cercare la propria risposta. “E’ difficilissimo passare dagli under 18 ai pro, e io l’ho affrontato nella maniera sbagliata. Per colpa mia. Mi ero creato troppe aspettative, non pensavo che il livello fosse così alto” ha detto Filippo con il sorriso, ma anche grande lucidità e consapevolezza, a chi gli ha ripetuto per l’ennesima volta quella domanda, nella conferenza stampa post partita.

E’ trascorso quasi un anno e mezzo dalla mossa con cui Filippo ha dato una prima scossa a una situazione che lo stava bloccando nel suo percorso da professionista: da casa, dove si era sempre allenato, si è trasferito a Palermo, alla corte di Francesco Cinà e sotto l’ala di Francesco Aldi, due coach che hanno creduto in lui quando l’eccitazione e la luce dei riflettori portati dai successi junior erano sbiadite da un pezzo. Oggi, il fisico già solido con cui si è presentato qui a Roma completa un puzzle formato per il resto dai fondamentali tennistici eccellenti di cui ha sempre disposto e alla mentalità di chi odia perdere più di ogni altra cosa.

E’ difficile, e spesso fuorviante, volere a tutti i costi identificare un istante preciso in cui un percorso prende una direzione piuttosto di un’altra. I giorni trascorsi da Filippo a Milano, prima e durante le NextGen Finals dello scorso anno, assomigliano però tanto a uno di quei momenti: “Oltre ai successi nelle qualificazioni e al buon match contro il mio coetaneo e amico Quinzi, è stato bello potersi allenare per una settimana con i migliori under 21 del circuito, ragazzi che avevo avuto modo di conoscere e frequentare in ambito junior e ancor prima nei tornei under.” raccontava Filippo a Gianluca Strocchi, giornalista della FIT, lo scorso dicembre. “I vari Chung, Rublev, Khachanov, Shapovalov e gli altri sono stati bravi a lavorare bene per sfruttare le potenzialità di cui dispongono e quindi sono sicuramente più avanti come gioco e completezza di bagaglio tecnico, fisico e mentale, ma nello stare a contatto con loro a Milano ho toccato con mano che tale distanza non è poi incolmabile.” Il 27 dicembre scorso, Filippo era già a Palermo per preparare una stagione che raccontasse una storia diversa da quella narrata dal ranking (mai più su del n. 366) e dallo “zero” che compare di fianco al conto delle partite disputate a livello ATP. I suoi sfoghi sul campo, con i suoi insulti alla sorte e gli asciugamani scagliati per terra, sono retaggi di un passato da junior che sta finalmente svanendo. Quella storia diversa sembra finalmente iniziata sotto il sole del Foro Italico, e racconta di un presente da professionista.

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