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AZARENKA KO, SHARAPOVA IN SEMIFINALE
Raggiunge Halep, Suarez Navarro e Gavrilova

Questo contenuto è stato pubblicato 9 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Roma ha le sue quattro aspiranti regine. Dopo Simona Halep, Carla Suarez Navarro e Daria Gavrilova, anche Maria Sharapova si è conquistata un posto in semifinale. Nella sfida tra ex numero 1, che chiudeva il programma dei quarti femminili, la siberiana non ha avuto problemi a superare la bielorussa Victoria Azarenka: 63, 62 in un’ora e 32 minuti. In semifinale affronterà la 21enne russa (trapiantata a Melbourne) Daria Gavrilova, numero 78 del mondo e grande rivelazione del torneo, che ha superato Christina McHale, altra qualificata, con il punteggio di 62 64. Daria ha mostrato le qualità già notate nei giorni scorsi: grande tigna, attaccamento al punto, nessuna paura al momento di spingere. Ha fatto tutto quello che non era riuscito a Sara Errani al secondo turno. L’azzurra non aveva forza, si è soltanto difesa. La Gavrilova è stata aggressiva, con criterio, e ha vinto meritatamente. La McHale ha servito piuttosto bene (7 ace e 3 doppi falli), ma quando lo scambio si allungava veniva sistematicamente punita. Chiuderà con un bilancio di 43 errori gratuiti, ben 18 in più rispetto all’avversaria. Eppure la 23enne del New Jersey ha avuto le sue chance: sotto 6-2 4-1 ha trovato una reazione d’orgoglio e si è arrampicata fino al 4-5, poi ha avuto tre palle per il 5-5. Avrebbe potuto iniziare un altro match, ma la Gavrilova non ha regalato nulla. L’americana non ha alzato il livello ed è stata punita dai troppi errori. Un doppio fallo sul matchpoint è il simbolo di una cattiva prestazione. Va detto che era stata piuttosto fortunata: dopo il successo sulla Errani aveva usufruito del ritiro di Serena Williams.

Certo, si tratta del miglior momento della mia carriera – ha poi sottolineato con un sorriso la Gavrilova – ed è fantastico giocare la prima semifinale della mia carriera, sono semplicemente felice. Il diritto è il colpo su cui baso il mio gioco e in questo caso ha funzionato a dovere. Dovevo essere aggressiva e anche la McHale ha cercato di fare la stessa cosa. E a vincere è stata quella che è riuscita a farlo meglio”.

Tre qualificate nei quarti di finale (c’era anche la Dulgheru) hanno acceso una curiosità statistica: da quando sono stati istituiti i tornei Premier, non era mai successo che tre qualificate arrivassero così avanti. L’ultima volta che era successo qualcosa del genere, in un torneo equiparabile, risaliva al 2003. A Lipsia si spinsero così avanti Maria Vento-Kabchi, Sandra Kleinova ed Els Callens. Al contrario, è la quarta volta che una qualificata acciuffa la semifinale di un Premier Mandatory o di un Premier Five: in precedenza c’erano riuscite Monica Niculescu a Pechino 2011, Lucie Hradecka a Madrid 2012 e Simona Halep a Roma 2013. Non c’è dubbio che “Dasha” cercherà di imitare la rumena…

“Quando la vedi giocare, capisci la differenza. Sa trovare angoli che alle altre sono preclusi”. Francesca Schiavone l’aveva detto, Carla Suarez Navarro l’ha confermato. Naturalmente si riferiva al suo rovescio a una mano, ultimo baluardo di un tennis che sta lentamente (e colpevolmente) scomparendo. Contro Petra Kvitova, la spagnola ha confermato di essere fortissima sulla terra battuta. Il ranking WTA la vede al numero 10, ma sul rosso vale tranquillamente una top-5. Con le sue traiettorie assassine, la capacità di trovare angoli acuti, ha mandato in cortocircuito il tennis monocorde della Kvitova. E’ ingeneroso definire così la campionessa di Wimbledon, ma quest’anno proprio non riesce a trovare la chiave per batterla. Ci aveva già perso a Doha e Dubai, ma era la Kvitova stanca, esausta, senza energie. Si pensava che la Petra di oggi, reduce dallo scintillante successo a Madrid, potesse rovesciare l’esito. Niente di tutto questo: i “comodini” della ceca non fanno male, le palle morbide della spagnola hanno l’effetto di un serpente a sonagli, che ti addormenta e poi ti avvelena. La Suarez ha dominato sin dall’inizio, frustrando tutti i tentativi di ribellione della Kvitova. Sotto 6-3 4-0, la ceca ha provato a rimettersi in partita fino al 4-2. Ma la Suarez l’ha tenuta a distanza e ha chiuso con due punti eccezionali: una volèe e un passante. Per lei è la prima semifinale agli Internazionali BNL d’Italia dopo i quarti centrati nel 2013 e nel 2014. Carla è sempre più consapevole dei suoi mezzi. Forse è l’avversaria peggiore possibile per Simona Halep.

Se qualcuno temeva che Simona Halep potesse patire i derby, beh, è rimasto deluso. La numero 2 WTA ha centrato le semifinali con un terrificante (e un po’ crudele) 6-1 6-0 alla connazionale Alexandra Dulgheru, già brava a raggiungere i quarti partendo dalle qualificazioni. Poco da raccontare su una partita durata appena 56 minuti, dominata dall’inizio ala fine. Al di là del risultato, la Halep ride perchè ha dimostrato che la brutta sconfitta di Madrid (KO al primo turno per mano della Cornet) è stata un incidente di percorso. Fino ad oggi, la rumena è passata sulle avversarie come un carro armato e sembra la favorita del torneo. Tra l’altro, Roma le porta bene: un paio d’anni fa arrivò in semifinale partendo dalle qualificazioni. Per sua stessa ammissione, fu il torneo che le fece scattare un click importante. Da allora è diventata una top-player e oggi è al secondo posto nella classifica WTA. Con la Dulgheru si conosce bene, le due giocano un tennis simile, ma la Halep fa tutto un po’ meglio e ha chiuso con (quasi) il doppio dei punti: 57 a 30. In realtà, la Dulgheru (n. 72 WTA) ha avuto ben cinque palle break, ma le ha sciupate tutte. Al contrario, ha perso il servizio in cinque occasioni. La Halep ha già vinto tre tornei in stagione: Shenzhen, Dubai e il primo Premier Mandatory in carriera, Indian Wells. Curiosamente, anche allora ci fu un ritiro di Serena Williams a torneo in corso. Chissà che non possa portarle fortuna.
“Mi sento bene, molto meglio di una settimana fa (quando a Madrid è stata eliminata all’esordio dalla Cornet; ndr) – ha poi detto la 23enne di Costanza -, riesco ad essere concentrata su ogni palla. Mi trovo bene sulla terra rossa, il mio gioco migliora di giorno in giorno e mi sento pronta ad andare a Parigi per lo Slam. Ma prima voglio pensare a finire questo torneo, poi vedrò quel che succede con il Roland Garros. Cosa ho provato a trovare dall’altra parte della rete una connazionale? Era la prima volta, non è facile per me giocare contro una romena, ma durante il match dimentichi contro chi stai giocando: vai in campo e fai il tuo lavoro”.

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