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Il Foro Italico visto da New York: “Chi ama il tennis deve andarci almeno una volta”

E’ l’opinione di Cristopher Clarey, prima firma del tennis del New York Times, intervistato da GQ. E aggiunge: “In Italia c’è il giovane gruppo di tennisti più forte del mondo: Berrettini, Sinner, Musetti e Sonego”

Questo contenuto è stato pubblicato 2 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Il fascino e le emozioni degli Internazionali BNL d’Italia lascino il segno, anche su chi è sempre in giro per il mondo a seguire il grande tennis a tutte le latitudini (e longitudini). E’ il caso di Christopher Clarey, giornalista del New York Times e autore di Roger Federer. Il Maestro, la biografia dell’ex numero uno al mondo.

L’intervista che ha rilasciato a Giorgia Mecca di GQ racconta molto bene le le suggestioni che il nostro torneo simbolo e la crescita del movimento del tennis in Italia possono suscitare in che arriva da New York.

«Qualunque cosa si possa pensare sull’architettura di epoca fascista, non esiste un posto che sia simile a questo», dice Clarey – «Come Montecarlo e Wimbledon, il Foro Italico è un posto dove deve andare almeno una volta nella vita chiunque ami questo sport. Perché a parte il tennis, si possono imparare molte cose sull’Italia stando qui».

A Clarey il Foro ha sempre ricordato una tipica piazza italiana, affollata e rumorosa, specie quest’anno che è stato battuto il record assoluto di spettatori paganti con 230.277 presenze. Lo scritto dei tennis americano ha una lunga frequentazione del torneo. la sua prima presenza risale al 1994: « Un’edizione importante per gli Stati Uniti, Pete Sampras vinse il singolare maschile, il suo primo e unico titolo sulla terra rossa e accese l’illusione di poter conquistare anche il Roland Garros». 

E ricorda un’intervista particolare: «Quella che ho fatto a Venus e Serena Williams, nel 1997. Mi sembra di ricordare ancora il nome del ristorante, Cavalieri. Le due sorelle erano giovanissime, diciassette e sedici anni, portavano l’apparecchio e le treccine colorate. Ricordo che Venus parlava tantissimo, mi avevano persino regalato una specie di diario che avevano scritto sul tennis»

La prima firma di tennis del New York Times è anche molto impressionato dall’evoluzione del tennis maschile italiano, un vero boom nelle ultime stagioni: “È uno dei motivi per cui lo scorso novembre ho deciso di venire a Torino a vedere le Atp Finals. Volevo capire che cosa stava succedendo. In Italia c’è il giovane gruppo più forte del mondo: Berrettini, Sinner, Musetti, Sonego. Sinner in particolare mi sembra che abbia il giusto approccio ai match, ha un gioco pulito e sarà interessante vedere nei prossimi anni le sfide tra lui e Alcaraz».

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