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LA NUOVA MERTENS FRA LE GRANDI
Più aggressiva, sfida nei quarti Karolina Pliskova

Questo contenuto è stato pubblicato 4 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Ha vinto più partite di tutte nel 2020, dopo il lockdown non ha mai perso prima dei quarti. Elise Mertens, numero 20 del mondo, a Roma aveva giocato solo l’anno scorso. Salvò otto match point all’esordio contro Venus Williams, ma non bastò a superare il turno. E’ un’avversaria che non regala, che raramente perde partite che potrebbe vincere. Solo due, nel 2020, le sconfitte contro giocatrici fuori dalle prime 100 del mondo: Heather Watson, 101, a Hobart e Aliaksandra Sasnovich, 104, a Palermo.

Con un tennis che non scende di tono e una grande passione per gli animali, Mertens si sta trasformando da giocatrice solida ma difensiva in una tennista più propositiva. Offre alle avversatrie un parametro, una misura del loro livello di gioco. Perché per batterla, devono esserle superiori: e non è così scontato. Non lo sarà nemmeno per Karolina Pliskova, numero 4 del mondo, che le contenderà un posto in semifinale.

A Roma, dopo aver sconfitto la taiwanese Su-Wei Hsieh, numero 62 del ranking, e la polacca Magda Linette (n.35), Mertens ha superato 6-4 6-4 la montenegrina Danka Kovinic, numero 86. Nel percorso, non ha mai lasciato più di quattro game per set.

Mertens è abituata a lottare fin dai primi giorni di vita: dopo il parto, lei è sopravvissuta ma la sua gemella no. Classe 1995 come Madison Keys, Anett Kontaveit, Maria Sakkari o Yulia Putintseva, nei quarti agli Internazionali BNL d’Italia quest’anno, ha saputo ridisegnare il suo tennis. La svolta è iniziata a Hobart, nel 2017. Da lì è partita una crescita graduale, che ha vissuto il suo punto più alto all’inizio del 2018 con la semifinale all’Australian Open e il best-ranking di numero 12.

Nelle ultime due stagioni, è rimasta di fatto stabilmente tra le prime 20 del mondo ma nei lunghi mesi della sospensione per la pandemia, ha fatto un ulteriore passo in avanti. L’ha spiegato durante lo US Open il fidanzato Robbe Ceyssens, che le fa anche da coach.

“Inizia tutto con il servizio” ha detto Ceyssens durante lo US Open, “se la piazza bene allora può aggredire con il colpo successivo. Elise è cresciuta sbagliando poco, è questa la sua base. Però finora era stata un po’ troppo difensiva”.

Il lavoro ha pagato. Alla ripresa ha infilato una finale a Praga persa contro Simona Halep (seconda sconfitta su sette giocate nel circuito WTA), una semifinale al Premier % trasferito da Cincinnati a New York, battuta da Naomi Osaka, e il quarto di finale allo US Open, fermata da Vika Azarenka.

Non ha un tennis potente, ma solido, completo e intelligente. Più sicura dal lato del rovescio, sviluppa schemi più vari e fa la differenza quando lo scambio si allunga. Muovendosi bene, riesce ad essere in controllo in diverse zone del campo. Può sbagliare le esecuzioni, se messa in difesa, ma raramente le scelte. Risponde con grande efficacia e sta migliorando a rete, anche grazie alla pratica del doppio. Pliskova può contare su servizio e dritto, ma ogni passaggio a vuoto, e ne ha avuti anche allo US Open perdendo contro l’ex top-10 francese Caroline Garcia, potrebbero complicare la sua strada verso la semifinale.

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