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Le 10 cose che resteranno degli IBI 22

L’edizione n.79 degli Internazionali BNL d’Italia rimarrà nella memoria per il record assoluto di spettatori ma anche per alcune piccole, grandi imprese dei suoi protagonisti. Eccole

Questo contenuto è stato pubblicato 2 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

1) Il pubblico spettacolare: il colpo d’occhio emozionante del Campo Centrale stracolmo, un catino pieno della passione di 10.500 malati di tennis, l’avevamo avuto in passato solo per le grandi finali. In questa pazzesca edizione del torneo lo stadio si è riempito completamente già nei primissimi giorni, nei primissimi turni. Nella sessione diurna come quella notturna: bellissima la concomitanza di folla, la sera di mercoledì 11 maggio, tra il derby d’Italia Sinner-Fognini e la finale di Coppa Italia tra Inter e Juventus allo Stadio Olimpico. Per battere il record assoluto di pubblico (230.277 spettatori paganti, per un incasso di 16.070.331,89 euro) però la gente ha dovuto saturare il campo Pietrangeli (dove per entrare bastava un biglietto ‘ground’) ad ogni sessione e soprattutto, per la prima volta, la Grand Stand Arena, gremita già il primo lunedì per la sfida tra Lorenzo Sonego e Denis Shapovalov. Non è stato solo il tennis quest’anno lo spettacolo: è stato anche tutta quella gente che lo guardava.

Il Campo Centrale (Foto Adelchi Fioriti)

2)Djokovic da 1000 e una notte – Il lupo è arrivato a digiuno e si è mangiato tutto. Prima la torta della partita vinta n.1000, contro Casper Ruud in semifinale. Poi si è sbranato Stefanos Tsitsipas tutto intero, scarpe e racchetta compresi. Nel primo set facendo persino una ciambella. Novak Djokovic non aveva vinto ancor niente quest’anno e cominciare dal suo 6° titolo a Roma gli deve essere sembrata una meraviglia. Dopo tre tornei di rodaggio (Montecarlo, Belgrado e Madrid) a Roma è finalmente riuscito a giocare da par suo e ci ha preso gusto, offrendo magie balistiche d’altri tempi sia contro Felix Auger-Aliassime nei quarti che con Casper Ruud in semifinale. Aveva negli occhi quella fame che faceva presagire l’impresa. Non ha tradito le attese, chiudendo con il trofeo in mano la sua 369esima settimana da n.1 del mondo.

3) La doppietta dell’imbattibile Swiatek – Se ad ottobre 2020 aveva stupito il mondo conquistando il suo primo titolo, in assoluto, addirittura uno Slam, al Roland Garros con un tennis potente ma fluido, la versione 2022 di Swiatek è assolutamente devastante. Diventata n.1 del mondo sei settimane fa, dopo il ritiro a sorpresa dell’australiana Ashleih Barty, Iga ha dimostrato di meritare appieno lo scettro mondiale, forte di una voglia di vincere che non conosce confini (a dimostrarlo anche i 13 “bagel” distribuiti da inizio anno). A Roma ha centrato il successo back-to-back; l’ultima a riuscirci era stata Svitolina (2017-2018). Quarto WTA 1000 vinto consecutivamente, 28 partite senza sconfitte. E’ arrivata al Foro Italico lanciatissima e non si è fermata.

Iga Swiatek (Foto Giampiero Sposito)

4) I quarti di Sinner – L’infortunio di Matteo Berrettini lo ha lascito solo con tutte le attese del pubblico italiano che aspetta un vincitore a Roma da quasi 50 anni. Lui con i suoi capelli rossi (prima scarmigliati poi domati dal parrucchiere) e il logo a forma di volpe sul cappellino (di coach Vagnozzi) non si è nascosto. Ha dominato il derby generazionale con Fabio Fognini, liquidato il pericoloso serbo Krajinovic (che aveva fatto fuori Andrey Rublev) e si è presentato nei quarti di finale contro Tsitsipas con l’idea di ribaltare la scoppola subita agli Open d’Australia. Ha riempito lo stadio fino all’orlo e giocato alla pari, perdendo il primo set per un pelo, al tie-break. Nella lotta ha fatto un brutto movimento e, con un’anca dolorante, non è riuscito a rilanciare come avrebbe voluto nella seconda partita. Ma le nuove smorzate e le nuove volée sono scaturite dalla sua racchetta sempre più naturali, l’atteggiamento è quello giusto. L’italia può contare su di lui per ambizioni assolute.

Jannik Sinner

5) Il piede sinistro di Rafa – Vederlo immobilizzarsi, piegato dal dolore a quel suo maledetto piede sinistro, durante il match (poi perso) contro Denis Shapovalov, ha fatto male al cuore. Rafael Nadal, il 10 volte re di Roma, capace di vincere 21 Slam nonostante quella sindrome di Muller-Weiss che lo rende un malato cronico, era venuto agli Internazionali BNL d’Italia per ritrovarsi, prima di tentare l’ennesima cavalcata al Roland Garros. Era stato fuori 6 settimane per una frattura da stress a una costola, era rientrato con buone sensazioni a Madrid ma è ripartito dal Foro Italico dolorante e pieno di dubbi sul suo futuro. La sua conferenza stampa dopo essere stato eliminato negli ottavi resterà malinconicamente indelebile.

Rafael Nadal

6) Bolelli e Fognini in semifinale del doppio – Pensavano che il meglio fosse passato e invece doveva ancora venire. Certo per due come ‘Fogna’ e ‘Bole’, capaci di vincere uno Slam (in Australia nel 2015), arrivare in semifinale a un Masters 1000 può parere banale. Specie se l’esperienza a Roma l’hanno già vissuta, 11 anni fa (avevano perso con gli statunitensi Isner e Querrey). Ma l’entusiasmo che hanno suscitato adesso che si sono rimessi a giocare insieme per garantire all’Italia del tennis maschile una coppia competitiva in Davis (sono arrivati nei quarti agli Open d’Australia, in semifinale a Miami), forse non se l’aspettavano. Boati sulla Grand Stand arena per la loro vittoria sui tedeschi Krawietz e Maes; tifo da stadio sul Centrale per il confronto con i croati Metkic e Pavic, perso… di un punto. A 36 (Bolelli) e 34 anni (Fognini) hanno fatto riscoprire agli italiani la passione per il doppio. Chissà che non ci prendano gusto.

Fabio Fognini e Simone Bolelli (Foto Giampiero Sposito)

7) Tsitsipas, che deve migliorare – Quando sono calate le ombre sul Centrale, Stefanos Tsitsipas ha smesso di sognare il primo titolo in carriera a Roma. Dopo la sconfitta, la dodicesima su venti finali ATP, ha ammesso di voler un giorno raggiungere il livello di gioco di Novak Djokovic, che gli aveva già inflitto l’anno scorso al Roland Garros una delle più amare sconfitte della carriera. Dopo la prima finale a Roma, i successi su Sinner nei quarti e Zverev in semifinale, il greco si prepara già per Parigi. Non si vede, però, tra i favoriti. Che sia per scaramanzia, o perché ci crede davvero, non è dato sapere. “Io devo ancora migliorare qualcosa nel mio tennis” ha detto prima di partire. Ed è il segno di quell’umiltà che prelude a grandi cose.

Stefanos Tsitsipas (Foto Giampiero Sposito)

8) Ons Jabeur, smorzate e ‘Daje’ – Si è presentata il primo giorno in sala stampa urlando “Daje!” e a Roma è difficile fare una dichiarazione d’amore più passionale. Arrivata nella Città Eterna dopo il suo primo ‘1000’ conquistato sulla terra di Madrid, Ons Jabeur ha dimostrato chi sia una volta per tutte. Ha raggiunto la finale, certamente, ma quello che resterà negli occhi e nel cuore di coloro che hanno assistito alle sue partite è la straordinaria semplicità nell’essere geniale. Battuta pronta, acuta più che mai sia in campo che fuori, la tunisina è l’antidiva per eccellenza. Smorzate a destra, a sinistra, di sopra e di sotto. Imprevedibile come nessuna, è la risposta del circuito ai tanti robot dalla potenza sconfinata ma dal cuore a rimbalzo troppo regolare. Ons non si discute, si ama.

Ons Jabeur Foto (Adelchi Fioriti)

9) Isnerman – Non è un supereroe. Sono due. Uno alto 2 metri e 8 centimetri, Long John Isner; l’altro ‘basso’ un metro e 70, El Peque Diego Schwartzman. La loro strana e simpaticissima coppia, per la prima volta insieme, ha saputo richiamare il pubblico alla degustazione della specialità, facendosi riconoscere da lontano in mezzo a tanti bravissimi specialisti dal profilo anonimo. Non hanno solo fatto folklore: sono arrivati fino alla finale, battuti di un niente dal formidabile duo croato formato da Metkic e Pavic. Lungo il percorso hanno superato gli ex n.1 colombiani, Cabal e Farah. Ma il gesto che li ha resi unici non è stata una volée o un servizio vincente, bensì quella foto autoironica dietro un grande cartello bianco che recava scritto il nome da avengers che si erano dati: Isnerman. Del piccolo Diego, dietro il cartello, spuntava poco più che la testa ma era quanto bastava a farlo diventare un idolo. E a ricordare che, a qualunque altezza, “doppio è bello”.

10) Zeppieri & co: i ragazzi delle ‘Prequali’ – Sognando il Foro, giocando al Foro. Le prequalificazioni alla 79esima edizione degli Internazionali BNL d’Italia lasciano in eredità alcune tra le immagini più belle di uno tra i più importanti tornei del mondo. È così che storie di ragazzi normali, che ogni giorno ci provano dannandosi tra Open e circuito ITF, si mischiano a quelle di coloro che il circuito già lo conoscono e che presto sperano di viverlo da dentro. Da giovani promesse alle cosiddette vecchie volpi, tutti a caccia di un posto in paradiso. Questa volta ad aver agguantato la manna celeste è stato Giulio Zeppieri, talentuoso mancino di Latina classe 2001. Il forfait dell’ultima ora del suo “gemello-diverso”, Lorenzo Musetti, gli ha consegnato una insperata wild card per le qualificazioni. ‘Zeppo’ l’ha onorata al meglio, facendo lo scalpo a due top 100 come lo slovacco Molcan e l’americano Cressy, prima di ben figurare sul Centrale con Karen Khachanov, numero 24 del mondo. Un sogno divenuto realtà.

Giulio Zeppieri (Foto Adelchi Fioriti)

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