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L’incordatore di Delpo
col tatuaggio di Wawrinka

Questo contenuto è stato pubblicato 6 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Quello che succede nella fossa degli incordatori non lo vede nessuno. Eppure sono un team di professionisti che lavora di precisione 16 ore al giorno. Come i meccanici ai box delle Formula 1.

Devono preparare una racchetta ogni 20 minuti, sennò il lavoro non viene bene. Accelerare o prendersela comoda comprometterebbe la regolarità di gesti che devono essere sempre uguali. Perché non si tratta solo di applicare all’incordatura la tensione richiesta e di montarla in uno o due spezzoni (2 o 4 nodi) secondo le richieste. La difficoltà è realizzare le due, tre o quattro racchette che ogni giocatore porta a reincordare con una tensione del piatto corde assolutamente identica.

L’errore non sfugge, perché i coach o i giocatori stessi portano quasi sempre con sè un aggeggino elettronico che si chiama ERT 300, un microcomputer che simula vibrando l’impatto con la palla , e verificano che non ci siano sbavature. I piatti corde finiti devono far registrare la stessa tensione dinamica.

Anche in questo clima di ossessione per il dettaglio, fioriscono però le passioni. E gli stringer anche costretti a ripetere lo stesso gesto per ore hanno una passione per il loro lavoro,  per il tennis e i suoi protagonisti che viene tradito da tanti particolari più o meno evidenti a chi entra nella fossa.

Lo spettacolo più originale di oggi era quello offerto da Michele, Michele Fabbretti, che nel resto dell’anno lavora per i tennisti della porta accanto a Senigallia. Era lui, in postazione alla macchina incordatrice n.4 del team guidato da Marco Rossani, ad avere in carico le racchette di Juan martin Del Potro. Attrezzi molto particolari e molto personalizzati che gestiva con grande attenzione, mettendo contemporaneamente in involontaria evidenza una forte empatia per un altro campione, il formidabile Stan Wawrinka.

Sull’avambraccio sinistro porta infatti inciso sulla pelle il medesimo tatuaggio che ha accompagnato Stan The Man alla conquista dei suoi tre Slam. Quella frase di Samuel Beckett che incita ciascuno di noi a non mollare mai “Hai provato. Hai fallito. Non Importa. Riprova. Fallisci ancora. Fallisci meglio”.

Stessa frase, stessa grafia. Se stringi l’inquadratura sul gesto, corda dopo corda, potresti pensare che Wawrinka sia diventato l’incordatore di Del Potro. Invece si tratta di Michele, che ci ha illustrato le scelte dell’argentino, mentre da soli non possiamo non notare l’eterno ‘paint job’ delle sue racchette, quelle vecchie Wilson Six One 95 dalle quali il vincitore degli Us Open 2008 non vuole staccarsi. Ora hanno la cosmesi delle Burn FST, una collezione ormai superata della casa americana, fuori mercato.

Così non deve stupire che anche un campionissimo come lui si trovi a piazzare (o far piazzare) del nastro piombato all’interno dell’ovale ( a ore 3 e ore 9), come potremmo fare noi per aggiungere un filo di peso spostando anche il bilanciamento ancor più verso la testa della racchetta.

Il nastro, alto 10 millimetri circa, aggiunge un grammo di peso ogni 5 centimetri. Sul telaio dell’argentino, divisi in striscioline se ne vedono 15 centimetri circa per parte. Ergo, il peso aggiunto dovrebbe essere pochissimo, 5 o 6 grammi.

Più particolari sono la grafica che Del Potro fa dipingere nel cuore per riconoscere i suoi attrezzi ( un DELPO biancazzurro di una certa originalità) e la richiesta di installare alla base delle corde verticali centrali i cosiddetti “power pads“.

Si tratta di quadratini di cuoio nero che ai tempi delle racchette di legno erano indispensabili per impedire che la corda, con tensioni elevate, si facesse strada tra le fibre del legno e in un certo senso scavasse longitudinalmente il telaio fino a renderlo inservibile.

Oggi, applicati su grafite e materiali plastici hanno più una funzione di assorbimento degli shock, ammorbidiscono il feeling all’impatto.

Del Potro tira davvero fortissimo, dunque è più che logico questo suo desidero di ‘sentire’ la palla in un certo modo, quello che gli piace di più. E per mantenere il controllo giusto e la spinta che gli serve utilizza un incordatura ibrida: sintetico monofilamento Luxilon Alu Power, calibro 1,25 sulle corde verticali e budello naturale Wilson, sempre calibro 1,25 sulle orizzontali.

La tensione richiesta è la stessa nei due sensi: 57 libbre, traducibile letteralmente in 25,8 chilogrammi. Una tensione appena più elevata di quella scelta da Rafael Nadal e e Dominic Thiem, che si feramno a 25 kg.

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