
Questo contenuto è stato pubblicato 6 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.
Due ore e mezza di lotta in un tardo pomeriggio romano dal clima tutt’altro che primaverile. L’esordio di Maria Sharapova agli Internazionali BNL d’Italia non è stato esattamente una passeggiata. Merito della sua avversaria, l’australiana Ashleigh Barty, numero 18 Wta e 16esima testa di serie, che si è arresa solo per 7-5 3-6 6-2 e che, a dispetto di quanto dichiarato, ha dimostrato di sapersela cavare piuttosto bene anche sul “rosso”.
Masha, numero 40 Wta, ha vinto un primo set nel quale si è complicata la vita: nel secondo parziale è partita con un break di vantaggio durato pochissimo finendo per subire la varietà di colpi dell’aussie (che le rende ben 22 centimetri in statura, un metro e 66 contro 1,88) che è volata 5-2 prima di pareggiare il conto dei set al nono game. Nella terza frazione Sharapova è andata sotto 0-40 nel terzo gioco, si è tirata fuori dalla buca e nel game successivo ha strappato il servizio alla Barty allungando poi sul 4-1 prima di archiviare la pratica per 6-2. Prossimo ostacolo – mercoledì – la slovacca Dominika Cibulkova, numero 34 del ranking mondiale: tre pari il bilancio dei precedenti (2-2 sulla terra) ma le due non si incrociano da oltre quattro anni.
“Le condizioni erano difficili. Abbiamo dovuto attendere a lungo e mi è sembrato di giocare tre match differenti: con la luce e l’ombra, con un avversaria complicata, con il freddo”, ha detto Masha, che lunedì si è anche allenata un po’ con Rafa Nadal. “Beh ho visto che si stava allenando sul campo affianco e mi sono detta ‘perché non andare lì e chiedergli di scambiare qualche colpo?’, e così ho fatto. Credo non ci sia nulla di tanto strano”, ha aggiunto sorridendo. “Questo è stato un torneo speciale per la mia carriera. Qui ho disputato dei grandi match e di solito è l’ultimo torneo che gioco prima del Roland Garros, quindi è davvero importante per me”, ha concluso la 31enne siberiana.
“Punto a sfidare le più forti, sempre: perché sono le giocatrici che voglio battere”. Questa è Maria Sharapova. Personaggio unico, simpatica o antipatica la si possa trovare. Maria non è solo una campionessa che è riuscita ad arrivare al numero uno del ranking e a completare il Career Grand Slam, vincendo il suo primo Roland Garros nel 2012. Ma è anche un’icona dello star system e soprattutto una grande promotrice di se stessa. E’ riuscita a mettersi alle spalle pure i 15 mesi di qualifica (era stata trovata positiva al Meldonium in un controllo antidoping durante gli Aus Open 2016) anche se dal rientro, poco più di un anno fa a Stoccarda, ha alternato grandi match a sconfitte inattese, ha accusato diversi infortuni (il primo proprio a Roma, un anno fa, in un martedì da incubo nel quale aveva rimediato anche il “no” alla wild card per Parigi) e soprattutto non è ancora riuscita a riguadagnare una classifica accettabile, almeno per lei (attualmente è numero 40).
Masha è una che non molla: ”è importante fare sogni e farli grandi, altrimenti è difficile alzarsi la mattina”, ha ripetuto spesso. Nel suo palmares figurano 36 titoli, tra cui 5 Major (vincendo Parigi nel 2012 ha anche realizzato il Career Grand Slam). E’ stata l’atleta donna più pagata al mondo ed è la più seguita: durante la sua assenza dal tour hanno sentito la sua mancanza non solo i suoi fan ma anche gli organizzatori dei tornei, che fin dal rientro l’hanno subissata di wild card. Molto meno le sue colleghe….
Con Roma ha un rapporto speciale: fattasi attendere non poco dagli appassionati, lei che diceva di sentirsi sulla terra come una “mucca sul ghiaccio”, ha improvvisamente scoperto il “rosso” inanellando al Foro Italico due successi back-to-back (2011-2012) – preludio ai due trionfi del Roland Garros del 2012 e 2014 – e poi nel 2015 ha concesso il tris.
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