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MI RITORNI IN MENTE / 1989: MANCINI CONQUISTA ROMA
L’ARGENTINO BATTE IL FAVORITO AGASSI

Questo contenuto è stato pubblicato 6 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Nel 1989 Alberto Mancini fa suo il torneo di Roma battendo in finale il favorito Andre Agassi. Per l’argentino si trattò del primo (e unico) successo agli Internazionali d’Italia. Ripercorriamo il match nel racconto scritto allora su il Giornale da Lea Pericoli. “Mi ritorni in mente” è lo spazio dove rivivere le partite più belle degli IBI attraverso la penna di grandi giornalisti che quei match li hanno raccontati dal vivo.

ROMA. I campionati Internazionali d’Italia si sono conclusi con la vittoria in cinque set di Alberto Mancini, che dopo aver conquistato l’Open di Montecarlo, eliminando Wilander e Becker, raggiunge un altro prestigioso traguardo battendo Andre Agassi, testa di serie n. 2, grande favorito. Ci sono volute oltre tre ore di gioco per arrivare alla soluzione. Diciamo la verità, la storia del match potrebbe ispirare una “tennisnovela”. Non è mai facile raccontare cinque set, ma cercando di riassumere direi: equilibrio iniziale fino al quinto game, quando Agassi ha subito il break. Dopo aver picchiato, Agassi ha ingaggiato scambi altissimi e arrotati con il sudamericano che di quel gioco è maestro: 6-3 per Mancini.

Nella seconda partita Agassi ha ripreso respiro, ha messo in pratica l’unica tattica ragionevole spostando Mancini, per guadagnare metri preziosi dentro il campo. Legata a fasi alterne, con punti spettacolari interrotti da errori vistosi, la finale è arrivata alla quarta partita con il vantaggio di due set a uno per l’americano. Qui è iniziato un braccio di ferro nel quale ognuno ha tenuto la battuta, senza mai raggiungere la parità. Dopo aver commesso un errore sul tre pari, 40 pari, servizio Mancini, il campione argentino si è dato una botta sui piedi, interpretata dall’arbitro come “abuso di racchetta”, gesto da punire. Dal momento che Mancini aveva già subito un’ammonizione, dovuta al suggerimento da parte del coach, altra cosa proibita, l’arbitro ha assegnato il quindici, di conseguenza il game, al suo nemico. Sul 5-4 Agassi ha avuto il match point, salvato da una gran bomba di diritto di Mancini. Si è arrivati al tie break e al set decisivo, nel quale il bell’Andre ha ceduto di schianto e il match si è concluso 6-1.

Alberto Mancini ha conquistato Roma con la sua umiltà e simpatia. E’ stato commovente quando dopo l’ultimo quindici si è inginocchiato, pazzo di gioia, sul Centrale. Non era un’impresa facile perché all’inizio aveva tutti contro di sé.

Il giovane americano Agassi, inventore di show con baci e inchini, era invece arrivato a Roma con atteggiamenti meno disponibili. Nessuna intervista privata, soltanto conferenze stampa ufficiali al termine del match. Capisco che perdere una finale, avendo avuto il match point, è molto doloroso ma quando si decide di interpretare un ruolo diventa importante recitarlo fino alla fine. L’attore di Las Vegas non ha atteso l’entrata in campo di Jacques Puznat della Peugeot, per la consegna della coppa, avendo ricevuto quella di Philippe Chatrier ed è scappato via sottraendosi all’intervista preannunciata al pubblico romano. Agassi aveva detto: “Il tennis è un gioco, non bisogna prenderlo troppo sul serio, per questo contrariamente ai miei colleghi se mi capita di perdere sorrido”. Purtroppo Andre, ieri, non ha sorriso.

Mancini ha dichiarato che la vittoria a Roma è il risultato più bello della sua vita, anche perché ha giocato con il polso bendato a causa di una tendinite. “A questo punto – ha aggiunto Mancini – posso guardare al Roland Garros con ottimismo”. Il campione argentino, che all’inizio del torneo era n. 25 della classifica mondiale, potrebbe inserirsi con questa vittoria tra i primi 15 del mondo, porta a casa un assegno di 180 milioni e si presenta come il legittimo pretendente al trono parigino.

Lea Pericoli (il Giornale, 22 maggio 1989)

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