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MONTEPREMI DI ROMA:
bugie e brutte figure

Questo contenuto è stato pubblicato 4 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Trascinato nell’equivoco dal solito Ben Rothenberg, un maldestro freelance di cui inspiegabilmente il “New York Times” continua a servirsi, il sito www.repubblica.it sostiene che gli Internazionali BNL d’Italia hanno fatto una “brutta figura” perché “nonostante grandi competizioni come i tornei del Grande Slam abbiano spinto negli ultimi tempi per equiparare i premi dei campioni e delle campionesse, Roma ha ritenuto di mantenere una differenza simbolica di 10 euro” fra il premio attribuito al vincitore del singolare maschile Novak Djokovic e quello consegnato alla vincitrice del singolare femminile Simona Halep: 205.200 euro all’uno e 205.190 all’altra.
Le cifre sono esatte ma tutto il resto no (incluso il fatto che Ben Rothenberg non era inviato a Roma dal New York Times in quanto agli Internazionali d’Italia non si fa vedere da quando ci costrinse a mandare al suo giornale una smentita a un suo articolo sul torneo). Il giornalista americano e www.repubblica.it sembrano infatti ignorare ciò che nel mondo del tennis sanno tutti. Che, cioè, gli unici tornei a fissare di testa propria il montepremi sono i quattro del Grande Slam, mentre per tutti gli altri il montepremi è imposto dalle organizzazioni che gestiscono il circuito mondiale, l’ATP per gli uomini e la WTA per le donne. Gli organizzatori locali, come la FIT nel caso degli Internazionali BNL d’Italia, non possono far altro che adeguarsi a quanto prefissato da loro.
A Roma, la singolare differenza di appena 10 euro fra il primo premio maschile e il primo premio femminile 2020 è stata in realtà determinata dal veto opposto dal CTS e dalla Regione Lazio alla presenza di pubblico pagante al Foro Italico. In condizioni normali la differenza sarebbe stata maggiore, in quanto qui da noi la prova ATP è di categoria Masters 1000, cioè “di prima classe”, mentre quella WTA è di categoria Premier FIVE, cioè “di seconda classe” rispetto ai Premier MANDATORY. Stavolta l’appiattimento è dipeso da due fattori: come previsto dal “Rulebook” delle due associazioni, in assenza di pubblico pagante il montepremi ATP a carico degli organizzatori è stato abbattuto del 40 per cento mentre quello WTA soltanto del 32 per cento. Un ulteriore appiattimento dei premi al vertice è stato poi causato dai diversi criteri di distribuzione “interna”: gli uomini destinano a chi perde ai primi turni una percentuale maggiore del montepremi totale rispetto a quanto fanno le donne.
Insomma, la differenza di 10 euro è scritta sui “Rulebook” di ATP e WTA e non dovuta allo stolto maschilismo della FIT. Imperdonabile in Rothenberg, che questo abc del giornalista di tennis dovrebbe conoscerlo a memoria, per www.repubblica.it l’errore sarebbe stato facile da evitare: bastava una telefonata a Gianni Clerici, a Paolo Rossi o, se proprio non volevano disturbarli, all’Ufficio Stampa della FIT. Invece, così, la “brutta figura” l’ha fatta il sito più letto d’Italia, non gli Internazionali.

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