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MURRAY, IN FINALE DI CORSA
Pouille dominato, Andy si allena dopo la vittoria
“Mai vinto nel giorno del mio compleanno”

Questo contenuto è stato pubblicato 8 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

La prima semifinale Masters 1000 della carriera di Lucas Pouille, terminata con l’eloquente punteggio di 62 61 in favore di Andy Murray, è stata bagnata ma non fortunata. Ovvero l’esatto contrario della settimana che l’aveva preceduta. Avesse potuto scegliere, il 22enne francese avrebbe certamente optato per un clima meno scozzese di quello che si sono ritrovati di fronte i romani aprendo gli scuri, sabato mattina: “Ma è lo stesso per entrambi i giocatori, quindi…”, glissa – giustamente – il francese.

La buona sorte e la vena di Pouille si sono spente sotto l’acqua di questa perturbazione atlantica che ha fatto preoccupare tutti: organizzatori, giocatori, pubblico, televisioni, stampa. L’unica domanda che circolava per il Foro Italico era più o meno: “Si gioca? Ma quando si gioca?”. Una domanda che deve aver fatto un brutto scherzo anche alla concentrazione del francese. La lezione che Andy ha rifilato a Lucas rimane comunque un esempio – per quanto in apparenza paradossale – di quanto rispetto avesse per il suo avversario. Concentrato al massimo, deciso a non farsi sfuggire nessuna occasione, Andy ha voluto evitare qualsiasi problema proprio perché sapeva che questa partita gliene poteva presentare diversi. Murray non ha fatto domande e ha fornito solo risposte, ben riassunte dal punteggio con cui ha vinto. Una partita impeccabile, determinata, perfetta per sfruttare tutta l’incertezza di un debuttante alle prese con troppi problemi: la tensione della prima volta, l’attesa, il tempo inclemente, l’incertezza del “si continua o non si continua”, e soprattutto un avversario che si sta affermando come terza (o seconda…?) potenza mondiale sul mattone tritato.
Lucas, dal canto suo, è ancora abbastanza sotto shock da come è andata questa settimana. Alza le spalle e sgrana gli occhi, quando gli viene chiesto di fare un bilancio. Non sa cosa dire, e c’è da capirlo. Il lucky loser si è portato a casa – con un bilancio non esaltante di 2 sconfitte e 2 vittorie nelle ultime quattro partite – 177.000 euro e quasi sicuramente una testa di serie per Parigi. Intanto c’è da godersi un weekend a Roma, il secondo di questi strani dieci giorni che ha appena vissuto: “L’unica cosa a cui penso adesso è riposarmi e andarmi a bere qualcosa con i miei amici”. Paga Pouille.

Andy Murray, volto scuro come le nuvole che lo sovrastavano, ha invece affrontato avversario e meteo avverso con il piglio di chi non ha tempo da perdere. In meno di sessanta minuti, esclusi una decina di pausa dopo uno scroscio particolarmente violento, aveva conquistato la sua prima finale agli Internazionali BNL d’Italia. E’ una notizia, certo, ma non sorprende davvero. Il che la dice lunga su quanta strada abbia fatto il fenomeno di Dunblane, che su terra battuta a inizio decennio era praticamente considerato alla stregua di una “mucca su ghiaccio”, il famoso paragone che Maria Sharapova aveva utilizzato per descrivere se stessa su questa superficie, prima che diventasse la sua preferita. Difficile che Murray diventi un pluri-campione del Roland Garros come la russa, ma di certo non è fuori dalla lista dei contendenti per Parigi. Del resto in questo torneo, universalmente riconosciuto come il più accurato banco di prova in vista dello Slam rosso, è ad un passo (meglio: due set) dal trionfo. “E’ stato fondamentale vincere a Monaco e Madrid lo scorso anno” dice riferendosi ai suoi primi due titoli su terra, conquistati lo scorso anno mentre aveva Amelie Mauresmo al suo angolo: “Quei giorni difficili, con un sacco di pioggia, mi hanno dato moltissima fiducia su questa superficie”.

Per capire quanto sia con gli occhi sull’obiettivo, basta guardarlo colpire palline da tennis meno di una mezz’ora dopo la fine del match. Sul Campo 4 del Foro, senza nemmeno farsi la doccia, Andy ha integrato il suo match con una sessione aggiuntiva di allenamento. Non che gli manchi di meglio da fare, anzi: in hotel lo aspetta Sophia, la bimba che la moglie Kim gli ha regalato a febbraio. Ma questo è un importante weekend di lavoro, e Murray è un professionista come pochi.
Domenica coincide con il suo 29esimo compleanno: “Non ho mai vinto un match il giorno del mio compleanno, credo”, dice con un ghigno che fa scoppiare a ridere tutti, “non è un gran cosa, effettivamente”. Ma, d’altro canto, questa è una settimana di prime volte.

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