
Questo contenuto è stato pubblicato 3 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.
Davidovich Fokina non l’ha impegnato un granché. Un’oretta per soli tre game persi, e così in conferenza stampa Novak Djokovic si è concesso il lusso di parlare di tutto e di più. L’unico spunto da far risalire al match? La discussione su un servizio dentro o fuori: “Sulla terra si vede il segno della palla, è sempre stato così. Questa superficie va trattata diversamente dalle altre in termini di regolamenti e protocolli. Direi che non ha senso avere una procedura e una tecnologia complessa come quella dei challenge sulle altre superfici, basterebbe un piccolo ausilio nel momento in cui ci si trova ad affrontare una situazione dubbia, un piccolo monitor anche soltanto a disposizione dell’arbitro andrebbe più che bene”.
Poi si passa ai ricordi, qualcosa di tennistico e soprattutto d’infanzia. “Ero un ragazzo molto organizzato, molto ordinato, ho preso sicuramente dalle persone che ho avuto la fortuna di avere intorno a me in quel periodo. Ho sviluppato grande e solida disciplina fin da piccolo, sapevo fin da giovanissimo dove volevo arrivare e quali sarebbero stati gli obiettivi ma anche i sacrifici da fare”, racconta il numero 1 al mondo“.

“Così sono riuscito a organizzare la vita con molta cura, dall’attività sportiva agli allenamenti. I miei amici erano tutti nel mondo dello sport, ho lasciato la scuola ‘classica’ abbastanza presto, e questo un po’ mi è dispiaciuto perché reputo l’istruzione una cosa fondamentale. Però allo stesso tempo ho avuto una buona dose di vita sociale, tante amicizie. E poi ho vissuto magnifiche esperienze di vita girando il mondo”.
Anche perché un pensierino al futuro… “Mi rimetterò a studiare, quando smetterò o comunque quando rallenterò un po’ con l’attività agonistica. Non so quando succederà ma so che ho sempre voglia di imparare, di studiare. Mi piacerebbe studiare qualcosa di collegato a salute e benessere. Ma anche storia e archeologia, la cultura dei popoli antichi mi interessa molto”.
E poi uno sguardo al prossimo avversario: “Non so ancora chi sarà, ma chiunque sia tra Berrettini e Tsitsipas (la sua intervista è avvenuto con il match in corso n.d.r.) , sarà un Top 10. Quindi mi dovrò far trovare pronto, e sono certo che lo sarò. Certo, con Berrettini ci sarebbe anche l’ulteriore complicazione del tifo, perché lui gioca in casa. Ma anche io qui mi sento come a casa. Matteo è un ottimo giocatore che ha meritato di raggiungere i Top 10, non mi ha per niente stupito la sua vittoria a Belgrado e poi la bella striscia verso la finale a Madrid”.
Io amo l‘Italia, mi piace la gioia della vita. Sono sempre felice prima di venire qui
Novak Djokovc
Lui, Novak, a Madrid non ci è andato. “Ora sono qui e Roma per me è un po’ casa. Tutti sono super affettuosi con me, mi trattano alla grande. Non solo i tifosi, i driver, le persone in hotel, l’organizzazione. Probabilmente aiuta un po’ il fatto che parlo italiano e quindi sono un po’ più ‘vicino’. Io amo l‘Italia, chi non la ama? Mi piace la ‘gioia della vita’ (detto in italiano mentre parlava in inglese, ndr), mi dà felicità. Sono sempre contento prima di venire qui. Tutti gli anni questo legame si rafforza, è fantastico”.
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