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Profumo di vero Djokovic: “Una situazione nuova per me”

Questo contenuto è stato pubblicato 6 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Il ponentino ha riportato un po’ di profumo del Novak Djokovic che fu, e quindi un primo set alla pari, perso per un paio di spallate di Rafa al tie-break, un secondo perso per l’inevitabile calo psico-fisico di chi non è più abituato a giocare partite così impegnative contro avversari così impegnativi. “Il livello del mio tennis è stato molto alto, forse nel tie-break sono stato un pizzico sfortunato. Un paio di punti potevano andare in modo diverso. Vincere il tie-break ha spinto un gran vento dietro le sue spalle. Poi invece lui mi ha fatto presto il break nel secondo set, e ha tenuto il servizio fino alla fine. Comunque, è stato un match di alta qualità, mi è piaciuto, e posso solo portare indietro cose positive da questa settimana”.

Chissà se è solo grazie al torneo di Roma, all’atmosfera dei passati trionfi, con la prima, importantissima, affermazione sulla terra rossa contro Rafa Nadal, che avvenne proprio al Foro Italico, nella finale del 2011, e poi ancora in quella del 2014 e pure nei quarti del 2016. Chissà se è per via del pubblico, così amico, per via delle sue imitazioni di Fiorello e della Sharapova, perché Nole parla bene l’italiano e quindi capisce e si fa capire così bene, un pubblico che l’ha incitato fino alla fine, schierandosi nettamente dalla sua parte. “Negli ultimi dieci anni che ho giocato a Roma, ho sempre ricevuto un sostegno incredibile. Perciò voglio ringraziare ancora tutti per aver creato una atmosfera incredibile sul campo. Mi sono sentito come se giocassi a casa. Li ringrazio dell’amore che mi danno. Questo è il motivo per cui questo è uno dei posti favoriti al mondo per giocare a tennis”. Chissà se è piuttosto a causa dell’istinto del campione che si risveglia dopo un lungo e preoccupante letargo proprio alle viste del rivale più acerrimo, quello col quale è ancora in vantaggio, 26 successi a 25, nel testa a testa al vertice con più puntate della storia del tennis. “Non penso che ci sia stata tutta questa differenza, che per per è una gran cosa, una grande notizia. Perché Rafa è il miglior giocatore di sempre sulla terra. E gioca bene, è in forma e sul rosso è ancor più difficile giocarci contro”.

Di sicuro, la semifinale di Roma – la prima del serbo in un Masters 1000 da un anno in qua -, anche se declasserà ulteriormente Djokovic nella classifica mondiale perché non difende la finale del 2017, lo riabilita sotto molti aspetti, sulla strada del Roland Garros che scatta domenica prossima. E gli dà un’ulteriore spinta dopo la durissima battaglia che ha sostenuto venerdì sera contro Kei Nishikori. “E’ stata un’ottima prova per Rafa, ma anche per me. Ho giocato quattro partite qui e non me l’aspettavo davvero, quando sono arrivato, perché, ultimamente, non avevo avuto dei gran risultati. Perciò sono molto contento e spero che il Roland Garros sia la prosecuzione di questa corsa. Sono nella migliore situazione da tre mesi a questa parte”.

Si è anche sbarazzato dei dubbi sulla condizione fisica. Perché il calo che ha accusato a metà secondo set è stato soprattutto mentale. Come suggerirà Nadal, nel parlare dei meccanismi automatici di un giocatore di alto livello come Djokovic che non disputa da tempo confronti così duri contro i più forti. E come conferma Nole: “Quando parlo di processo parlo proprio di questo, nel saper tornare indietro a come si gioca la partita. Bisogna giocare tanto per recuperare quel livello di fiducia, per competere contro i più forti del mondo e avere la possibilità di lottare per i trofei più grandi. Ed è una situazione nuova per me, non mi era mai successo, proprio perciò pensavo che ci avrei messo poco a ritrovare i meccanismi di quando vincevo. Invece è successo il contrario e devo imparare la lezione e accettare le circostanze”.

Di sicuro, non è un Djokovic a sprazzi, come dagli Australian Open in qua. E’ un Djokovic più continuo nello scambio da fondo, nell’iniziativa, nelle idee di gioco, nell’intensità. Così come è deciso nel piazzare il famoso rovescio incrociato e anche lungolinea, nell’affondare il dritto, nell’aprirsi il campo col servizio, nell’andare a rete. Di sicuro, è la prima volta che dice: “Nella vita, la gente ha la capacità di rovesciare la situazione in un giorno solo, io ci credo tanto, perché l’ho sperimentato su me stesso, nella vita come nel tennis. Sono convinto che un match, un torneo, possa cambiare completamente le cose, in una senso o nell’altro. Dipende da come le gestisci, e le usi in futuro”. Torna anche a fare il sindacalista: “Non mi hanno mai interpellato per parlare di programmazione delle partite, lo porterò all’ordine del giorno del prossimo consiglio dei giocatori”.
Così, il profumo del vero Djokovic è sempre più forte. Vedremo se terrà di testa anche nelle partite 3 su 5, lontano dalla passione dal tifo romano, e quando di fronte non avrà il grande rivale Rafa, ma nomi meno blasonati e stimolanti.

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