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Quarti: Epico Verdasco, Djokovic Battuto

Questo contenuto è stato pubblicato 14 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Il primo capitolo della sfida tra la Spagna e Resto del mondo, che caratterizza la terz’ultima giornata dei 67esimi Internazionali d’Italia, se lo aggiudica con il punteggio di 7-6 3-6 6-4 il giocatore più caldo del momento (Nadal escluso), Fernando Verdasco, al termine di una battaglia di 3 ore e 18 minuti.
A preannunciare la pugna, peraltro ampiamente prevedibile alla vigilia, ci pensa un primo game interminabile di 16 punti (durato 10 minuti), con Djokovic al servizio, che, dopo aver messo a segno 2 ace, commette il primo doppio fallo (dei 7 complessivi) della sua partita. E’ la prima di 3 palle break che il madrileno non riuscirà a sfruttare.
L’abilità difensiva di Nole si esalta al termine di uno scambio di 21 colpi, chiuso da un tracciante di dritto che gli regala, nel quarto game, la sua prima palla break, annullata con un efficace dritto inside-out della testa di serie numero 6. Le palle corte del serbo cominciano a diventare prevedibili per Verdasco, attento a non farsi trovare troppo distante dalla linea di fondo. Sul 2-2 il serbo recupera da 0-30, ma la percentuale di realizzazione sulla seconda dell’8% (1/13), è troppo bassa per poter resistere a lungo alle bordate di Verdasco che, sul 3-3, riesce a strappare il servizio all’avversario, alla sesta palla break.
Un errore marchiano di dritto, seguito a ruota da un rovescio altrettanto impreciso, inaugurano, sul 5-4, il turno di battuta con cui Fernando dovrebbe chiudere i conti nel primo set. Il condizionale è d’obbligo, conoscendo la scarsa freddezza del madrileno nelle fasi cruciali del match: 0-40 e 3 palle per riaprire il set a favore del numero 2 del mondo. Le prime due svaniscono dopo altrettante risposte errate. Sulla terza, è un dritto del serbo a mandare al tappeto lo spagnolo. Neanche il tempo di esibirsi nella solita esultanza molto plateale con tanto di pugno sul petto, che Djokovic si ritrova per l’ennesima volta a rincorrere sul proprio turno di battuta. D’altronde le percentuali sul servizio sono quelle che sono (5 doppi falli e 17% di punti sulla seconda), e lo slavo cede per la seconda volta il servizio. Neanche un vantaggio di 30-0, è sufficiente a Verdasco per chiudere in suo favore il primo parziale. Un rovescio in rete rimanda l’epilogo al tiebreak, dopo un’ora e 18 minuti di intensa battaglia in cui il madrileno ha servito per il set, in ben due occasioni, senza riuscire a procurarsi lo straccio di un setpoint.
E’ il quinto tiebreak tra i 2 giocatori, con Djokovic che conduce 3 a 1. Svanito l’iniziale vantaggio di 2-0 per il serbo, il punteggio segue i servizi fino al 4-4, quando un cross di dritto di Fernando colpisce la riga, e consente al madrileno di servire per 2 volte, sul 5-4 in suo favore. Questa volta il braccio non trema e lo spagnolo pone fine, dopo un’ora e 28 minuti, ad un primo set caratterizzato da una serie infinita di alti e bassi.
Lo sforzo eccessivo profuso per portare a casa il primo parziale, si fa sentire nel secondo set, con Verdasco che, dopo aver tenuto agevolmente il primo turno di battuta, subisce un parziale di 4 giochi consecutivi. Invece di arrendersi e giocarsi tutto nel set decisivo, lo spagnolo, recupera uno dei 2 break di svantaggio, sul 4-1, accorciando le distanze sul 4-3. E’ solo un fuoco di paglia. Il serbo riprende in mano le redini del gioco e chiude il secondo parziale nel nono game, strappando per la terza volta nel set, il servizio alla’avversario.
Dopo 2 ore e 20 minuti, ha inizio il terzo set. L’inerzia è tutta favorevole al finalista uscente che, però, continua a fare fatica sulla seconda palla di servizio. Chi immagina che lo spagnolo sia ormai alla frutta, magari provato dalle due intense settimane da cui è reduce (finale a Montecarlo e vittoria a Barcellona), deve fare i conti con la straordinaria tenacia del nuovo Verdasco, quello rivelatosi un anno e mezzo fa a Melbourne. Sull’1-1 va in scena un altro game maratona in cui Nando è bravo a non demoralizzarsi per non aver concretizzato ben 5 palle break, di cui 2 consecutive. La sesta occasione è quella buona, grazie a una chirurgica contro smorzata, che Nole non riesce a ribattere. Sul 3-1 servizio Djokovic, lo spagnolo, grazie all’ennesimo gancio vincente di dritto, riesce a procurarsi anche una palla per il 4-1, annullata con grande autorità dal serbo che, sull’orlo del baratro, ritrova magicamente i suoi colpi, rimanendo in scia al madrileno. Ormai è una battaglia senza esclusione di colpi con il numero 2 del mondo, sempre più propositivo e Verdasco, bravo a rispondere colpo su colpo, alle stilettate di Nole.
Si giunge così dopo 3 ore e 10 minuti al momento cruciale del match, con Verdasco che serve per il match sul 5-4, nella speranza che i fantasmi del primo set non tornino a oscurare la fragile psiche di Fernando. Il serbo cerca di mettere pressione allo spagnolo portandosi avanti di un 15, ma non c’è niente da fare contro la strepitosa condizione atletica del suo avversario che chiude con un ace, un incontro epico che si candida a rimanere il match del torneo.
Per il numero 9 del mondo si tratta della prima semifinale a Roma, dopo i quarti raggiunti nel 2005 e lo scorso anno, quando fu fermato da Rafael Nadal. Al prossimo turno se la vedrà con il vincente del match tra Tsonga e Ferrer.

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