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Ruud, elogio all’Italia: «Un movimento incredibile dal potenziale enorme»

“Raggiungere due finali Slam non è qualcosa che mi aspetto di fare ogni anno – ha detto Casper – dunque per me confermarsi a quei livelli può essere difficile. L’obiettivo principale di quest’anno è restare nei top 10, e anche se non ho iniziato benissimo la stagione, sento che è un traguardo alla mia portata”

Questo contenuto è stato pubblicato 12 mesi fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Casper Ruud in allenamento al Foto Italico – Foto Giampiero Sposito

Casper Ruud, a fine estate 2022, è stato a una sola partita dal diventare numero 1 del mondo. Eppure è uno di quei giocatori che avranno sempre – nell’immaginario collettivo – qualcosa da dimostrare. Come se non bastassero mai i risultati, né la continuità di rendimento dimostrata a più riprese nelle ultime stagioni. Il fatto è che ‘Casper il fantasma’ si porta da sempre quell’immagine di terraiolo che proviene dai suoi risultati: è vero che c’è quella finale agli Us Open a far capire che il suo tennis è ormai maturo ovunque, ma poi ci sono anche 9 titoli Atp su 10 conquistati sul mattone tritato, l’ultimo quest’anno a Estoril. Ecco perché a Roma, inevitabilmente, chi vorrà conquistare il trofeo dovrà temerlo come e più di altri big: parte come testa di serie n.4.

“Sono a Roma già da giovedì scorso – spiega il norvegese – perché ero tornato a casa dopo Madrid ma da noi lassù fa ancora un po’ freddino, non c’erano le condizioni ideali per allenarsi. Oltre a lavorare in vista del torneo, qui a Roma ho anche avuto la possibilità di seguire da vicino un torneo pro di golf, l’Italian Open al Marco Simone Golf Club, e sapete quanto io sia appassionato di questa disciplina. È stata una bella esperienza”.

Ora, però, testa sugli IBI23, torneo che spesso in passato lo ha visto protagonista. “Venendo da Madrid, dove la palla corre velocissima, quando approdi a Roma ti sembra di avere tutto il tempo del mondo per colpire. Per il mio tennis, senz’altro è una condizione ideale. Lo scorso anno al Foro Italico per me arrivò il momento di svolta della stagione, spero sia lo stesso stavolta”. Il 2023, per Casper, è un anno particolare, che arriva dopo la sua migliore annata in assoluto, un 2022 nel quale ha superato molti dei suoi (presunti) limiti.

“Raggiungere due finali Slam non è qualcosa che mi aspetto di fare ogni anno, dunque per me confermarsi a quei livelli può essere difficile. D’altra parte, quando raggiungi certi risultati è inevitabile pensare che ci si possa ripetere, ma questo nasconde delle insidie, visto che le aspettative crescono, e con loro la pressione. Se non vinci altrettanto puoi cominciare a pensare negativo: perché prima mi riusciva tutto e ora no? L’obiettivo principale di quest’anno è restare nei top 10, e anche se non ho iniziato benissimo la stagione, sento che è un traguardo alla mia portata”.

C’è spazio anche per un elogio all’Italia all’ultimo giocatore che lo ha sconfitto: l’azzurro Matteo Arnaldi: “Ci sono tanti giocatori nel circuito che possono esprimersi ad alti livelli. Quando mi ha battuto, Matteo ha detto di aver giocato il miglior match della sua carriera: quando accade qualcosa del genere, devi accettarlo e fare i complimenti al tuo avversario. A proposito di italiani, è incredibile quanti ce ne siano oggi nei top 100 e nei top 200: un movimento che non ha limiti, tutti ragazzi con un grande potenziale. La verità che ho scoperto è che molti match nel corso di un anno finiscono con una differenza molto sottile: forse nel 2022 è andato tutto troppo a mio favore, quest’anno al contrario un po’ troppo contro. Ma le distanze tra vittorie e sconfitte sono a volte impercettibili”.

Casper si prepara per l’esordio mentre papà Christian, ex top 40 Atp e suo main coach, già ha concluso la sua esperienza da relatore al Simposio Internazionale organizzato dall’ISF Roberto Lombardi. Un intervento dove il norvegese, che lavora sul figlio insieme allo staff della Nadal Academy, ha portato proprio l’esperienza di Ruud junior come modello da studiare e prendere a esempio. Perché anche laddove all’apparenza c’è un giocatore non dotato di un talento così spiccato, si può cercare di costruire un campione.

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