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Shapovalov: vicino non basta. Nadal ai quarti

Rafa Nadal (foto Adelchi Fioriti)

Questo contenuto è stato pubblicato 3 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Ci va vicino, e per due volte, Denis Shapovalov, a battere Rafa Nadal. Ma vicino non è ancora abbastanza. Lo spagnolo va sotto 0-4 nel primo set, 0-3 nel secondo, salva due match point nel terzo ma chiude 3-6, 6-4, 7-6(3). Raggiunge così il suo sedicesimo quarto di finale agli Internazionali BNL d’Italia, il novantasettesimo in un Masters 1000.

La differenza l’hanno fatta un paio di punti” ha detto il canadese, che praticamente per tutta la partita ha offerto la versione migliore di sé, già ammirata peraltro a Roma l’anno scorso anche nella sfida persa contro Diego Schwartzman.

Ma nei punti decisivi si è rivisto lo Shapovalov discontinuo colpitore, più casuale che lineare. Gli manca la pazienza per tessere il punto sui match point, nel tiebreak commette un doppio fallo, sbaglia una smorzata, affossa due diritti da destra. Così, nonostante 41 vincenti a 29, allunga ancora l’attesa per la prima vittoria contro un Top 5 dal suo successo proprio su Nadal al Masters 1000 di Montreal del 2017.

“In queste partite non hai niente da perdere” ha detto Shapovalov, che per un solo punto non è diventato il terzo giocatore a battere Nadal sulla terra battuta al tiebreak del set decisivo. “Sapere che nessuno mi criticherà se dovessi perdere con Rafa mi aiuta a giocare liberamente” ha spiegato il canadese, “ma credo di avere il gioco e le qualità per battere questi grandi campioni. Non è una sorpresa per me. Certo, non è la prima volta che Rafa rimonta e vince dopo aver salvato match point. Gestisce bene la pressione in quei momenti. Io comunque sono contento di come ho giocato contro il più grande tennista su questa superficie” ha detto.

Da mancino, Shapovalov soffre meno il diritto carico in diagonale di Nadal che non lo sposta troppo indietro. Il cambio di ritmo con il rovescio fa il resto. Ma tra giocare bene e vincere, la differenza resta sostanziale per quanto sottile. Lo sa bene Jannik Sinner, sul Centrale per guardare la partita e magari studiare ancora un meglio e un po’ di più cosa fare per provare a battere Rafa sul rosso.

Shapovalov mostra bel tennis e fair play: sul 5-3, sul servizio Nadal, uno spettatore disturba lo spagnolo fra prima e seconda e gli chiede se voglia ripetere la prima. Nadal ringrazia, ma serve la seconda.

Il tennis scintillante del canadese lo porta fino al 3-1 40-0 nel secondo set. Ma lo perde, e inizia una partita completamente diversa fino a metà del terzo parziale.

Si rivede il Nadal vintage, che vince cinque game di fila e sembra portare il match in un luogo che l’avversario non conosce. La terra battuta lascia a “Shapo” più tempo per pensare, che può essere un peso in più, ma anche per colpire. E rientrare in partita.

Il break per il 3-1 del terzo è un altro allungo, ma nemmeno stavolta Shapovalov stacca Nadal che gli rimane a ruota, aggrappato a ogni centimetro di campo, ad ogni palla, ad ogni colpo.

L’esperienza, la profonda comprensione delle possibilità avvantaggiano Nadal, che ha perso solo due partite sulle 53 giocate contro i mancini.

L’esplosività sostiene Shapovalov anche mentre la partita raggiunge le tre ore. Il numero 11 del mondo tiene un essenziale turno di battuta per salire 6-5 nel terzo, nonostante due doppi falli da destra e tre palle break cancellate. Il resto è storia. Questo ottavo di finale diventa la sedicesima partita che Rafa ha vinto salvando match point. “Non me le ricordo tutte – ha ammesso dopo la partita – ma se dovessi dire quella che mi ha dato più soddisfazione penserei alla finale che ho vinto qui a Roma nel 2006 contro Roger Federer”.

Questo ottavo di finale diventa la sedicesima partita che Rafa ha vinto salvando match point. “Non me le ricordo tutte – ha ammesso dopo la partita – ma se dovessi dire quella che mi ha dato più soddisfazione penserei alla finale che ho vinto qui a Roma nel 2006 contro Roger Federer”. La partita che ha cambiato la storia della grande rivalità degli anni Duemila.

Nadal, il David Copperfield del tennis, il re dell’escapologia, è uscito vincitore di nuovo, come a Barcellona contro Stefanos Tsitsipas. E’ spinto al limite, vicino alla sconfitta. Ma vicino non è abbastanza per gli avversari che bussano alle porte dell’Olimpo del gioco. 

La sua è un esultanza contenuta, quasi stanca. Il sollievo per avercela fatta ancora si impasta, a guardarlo, col dubbio che la frequenza di queste situazioni porta con sé, il dubbio che il momento del passaggio di consegne generazione sia davvero, questo sì, ogni volta un po’ più vicino.

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