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PADEL

Starace e il divertimento-padel
”Che differenza col tennis…”

Questo contenuto è stato pubblicato 6 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Dalla racchetta da tennis a quella da padel. Per Potito Starace il salto è stato quasi naturale. Un modo per restare sul campo una volta chiusa la carriera da tennista professionista, “per continuare a fare sport divertendomi molto”, racconta lui. Per anni nei primi 100 del mondo, con un best ranking da numero 27 ATP nell’ottobre 2007, Potito è stato tra i protagonisti della IX edizione del torno FIP 500 di padel che si è tenuta al Foro Italico in occasione dei 75esimi Internazionali BNL d’Italia.

Con il compagno di doppio, lo spagnolo Javier Rico Dasi, già campione del mondo junior, è arrivato in finale, dove però a vincere in tre set (6-7 7-5 7-5) è stata la coppia formata da Enrico Burzi (altro ex tennista di alto livello) e dallo spagnolo Alfonso Viuda (tra le donne, invece, vittoria delle uruguayane  Manuela Alaga  e Claudia Fernández sulle italiane Giulia Sussarello e Chiara Pappacena).

Alla fine, comunque, tutti felici e contenti. Per Starace un altro passo in avanti alla conquista del padel. “Una passione nata un paio d’anni fa – dice Potito – quando ho smesso di giocare a tennis. E per fortuna che è nata, altrimenti mi sarei fermato completamente. La verità, poi, è che giocare a padel mi diverte davvero tanto”. Una rete, una racchetta ma grandi differenze col tennis…” Sì, si gioca con una rete e una racchetta ma è completamente diverso dal tennis. Ci sono il vetro, la parete, la grata… E poi ci sono anche dei colpi che nel tennis non esistono”.

Insomma, il passato da tennista è sicuramente stato utile ma il padel è un altro sport. “Sì, il passaggio al padel non è stato semplice. Certo chi ha giocato a tennis è avvantaggiato, specialmente nel gioco a rete, mentre magari dal fondo gli specialisti del padel sono più forti. Comunque giocando si migliora sempre”.

Una passione nata un po’ per caso… “Più che altro per gioco. Avevo tanti amici che giocavano a padel provenendo dal tennis. Io ho smesso di giocare a tennis, ho iniziato a giocare a padel e più il tempo passava e più mi divertivo, perché imparavo sempre di più. Poi è chiaro che rispetto ai giocatori veri, gli spagnoli e gli argentini, sono tanto indietro, ma in Italia gioco anche alcuni tornei e mi diverto tanto”.

Può essere l’inizio di una nuova carriera? “No, è soltanto un gioco e finisce lì. Non è il mio mondo, il mio mondo resta il tennis e continuerò nel tennis anche se in maniera diversa. Questo sarà un modo per continuare a fare sport, una nuova passione e basta”.
Una nuova passione contagiosa, lo dicono i numeri, che certificano una crescita impressionante. “La svolta c’è stata quattro anni fa – spiega Gianfranco Nirdaci, coordinatore nazionale padel per la FIT – quando la Federtennis, nella persona di Angelo Binaghi, ha messo grande attenzione su questo sport. Siamo partiti con un campionato italiano a squadre, il primo anno, con 16 squadre di serie A e 8 di B, in tre regioni soltanto, Lombardia, Emilia Romagna e Lazio. Oggi abbiamo più di 215 squadre tra serie A, B, C e D, e ogni squadra annovera almeno 12 giocatori. Le regioni coinvolte sono adesso 16. Fondamentale è stata anche l’istituzione di tornei Slam, con un Master finale”.

Insomma, il padel cresce e cresce in fretta. Secondo il presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, è lo sport destinato ad avere lo sviluppo maggiore nei prossimi 10 anni. Guai a chiamarlo sport minore…

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