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Svitolina in semi
con la testa di tigre

Questo contenuto è stato pubblicato 6 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

E’ Elina Svitolina la prima semifinalista degli Internazionali BNL d’Italia, torneo Wta Premier dotato di un montepremi di 3.351.720 dollari in corso al Foro Italico a Roma. Sulla Next Gen Arena l’ucraina, numero 4 del ranking e del seeding, nonché campionessa in carica, ha sconfitto con un doppio 6-4, in un’ora e 25 minuti di gioco, la tedesca Angelique Kerber, numero 12 Wta e 11esima testa di serie. Per 23enne di Odessa si è trattato del sesto successo di fila con la mancina di Brema (ora il bilancio complessivo è 8 a 5). “Angie”, che a Roma vanta la semifinale del 2012 (fermata da Sharapova) ha cominciato bene salendo 4-2 nel primo parziale ma poi ha incassato un parziale di cinque giochi di fila. Cinque break di fila in avvio di seconda frazione: nel sesto game però Elina ha tenuto il turno di servizio e la tedesca non l’ha più riagganciata.

Fino allo scorso anno Roma e la Svitolina erano due universi distanti (un match vinto in tre partecipazioni). Poi, improvvisamente, nel caldo maggio capitolino scoppiò la passione ed Elina, tra quarti e finale, aveva messo in fila ben tre top-ten (Pliskova, Muguruza ed Halep) conquistando il successo al Foro Italico.

Quest’anno la 23enne di Odessa è arrivata agli Internazionali con un nuovo tatuaggio (una testa di tigre sulla coscia sinistra) e si è presentata facendo un po’ di pretattica: ”Si’ è un vantaggio giocare dove hai già vinto perché ti da la carica: ma è anche uno svantaggio perché tutti si aspettano il meglio da te”. Sta di fatto che è arrivata in semifinale senza troppi patemi se si esclude un “bagel” rimediato dalla Kasatkina – più per distrazione che altro – nel primo set degli ottavi. Del resto a Svitolina i bis vengono bene: le è già riuscito in due tornei, Baku (2012-2013) e Dubai (2017-2018).

Arrivare fino in cima, a piccoli passi. Sembra essere questa la filosofia della 23enne di Odessa. Prima il sogno si chiamava top-ten, e si è avverato il 27 febbraio del 2017 quando è diventata la prima ucraina di sempre ad entrare nell’élite mondiale. Ma ora che ha assaporato addirittura l’ebrezza del podio anche le ambizioni vanno riviste. In senso positivo: già lo scorso anno è stata in lizza per lo scettro sia agli Us Open che alle Finals di Singapore. Del resto Elina è una che se arriva in fondo ad un torneo difficilmente se ne torna a casa senza il trofeo: in carriera ha un bilancio di 11 successi su 13 finali ed ha vinto tutte le ultime 7 (l’ultima sfida per il titolo persa risale a Zhuhai, nel novembre 2016, contro la Kvitova). Il segreto? ”Non pensarci! Una finale mette sempre tanta pressione perché sei molto vicina a vincere ma allo stesso tempo pure molto lontana: quindi è importantissimo avere l’approccio mentale giusto”. Semplice, almeno per lei. E adesso che ha imparato ad arrivare tranquillamente alla seconda settimana anche in tutti gli Slam chissà che non possa essere lei la nuova campionessa Major di quest’anno.

”Il mio sogno da piccola era fare esattamente quello che sto facendo adesso”. Ed infatti a cinque anni ha preso in mano per la prima volta una racchetta. Ha fatto vedere le sue potenzialità fin da junior: nel 2010, a 15 anni, ha vinto al Roland Garros, mentre due anni più tardi ha perso la finale di Wimbledon (contro Bouchard). E a luglio 2013 a Baku, a due mesi dal suo 19esimo compleanno, è arrivato il primo trofeo Wta. A seguirla c’è un team composto da Thierry Ascione come coach ed Andrew Bettles come sparring partner, mentre il preparatore atletico è Oliver Fawls.

Il suo 2018 è iniziato andando in doppia cifra con i titoli WTA grazie al successo di Brisbane, poi replicato anche a Dubai. Sulla terra però fino a Roma la sua stagione è stata abbastanza deludente: ha perso nei quarti con la Garcia a Stoccarda e al secondo turno con la Suarez Navarro a Madrid. Ma al Foro Italico sembra aver ripreso esattamente da dove aveva lasciato 12 mesi fa, abbracciata al trofeo con il sorriso delle grandi occasioni.

Sto giocando bene, mi sto muovendo bene e in campo mi sento felice – ha detto Elina -. Qui non c’è a mia famiglia ma io adoro questa città. Mi piacciono i fan, l’atmosfera, è bellissimo giocare davanti al pubblico italiano. E’ qualcosa di diverso rispetto agli altri tornei e questo fa degli Internazionali un evento davvero speciale. Io sono quel tipo di persona che si gasa con il tifo. Per questo penso che il torneo sia perfetto per me”, ha aggiunto sorridendo. Tra Roma e Elina è amore vero: le altre sono avvisate.

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