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TRAVAGLIA, CHE GIOIA: KO FRITZ
Vagnozzi: “Emblema di due anni di lavoro”

Stefano Travaglia (foto Giampiero Sposito)

Questo contenuto è stato pubblicato 4 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

A sei anni dal suo esordio a Roma, Stefano Travaglia torna in un Foro Italico vuoto e riempie la sera romana. Gioca d’autorità, sicuro e gestore dei tempi e degli spazi contro Taylor Fritz, giovane padre con un volto da attore di quelli da Hollywood anni Sessanta, in bianco e nero. “Questa vittoria è l’emblema di due anni di lavoro insieme” ci spiega il coach Simone Vagnozzi, che raggiungiamo al telefono.

Figlio di Kathy May, ex top 10 e quarto-finalista Slam, e di Guy Fritz, tra i primi maestri di CoCo Vandeweghe, Fritz, n.28 del mondo, si inchina come a gennaio in ATP Cup. Nella nuova competizione a squadre prima dell’Australian Open, Travaglia vinse in due tiebreak. I punti conquistati grazie a quel successo, e alla vittoria su Durasovic, l’hanno aiutato a salire al best ranking di numero 74 del mondo.

“Avendolo già battuto, sapeva meglio cosa fare” ha aggiunto Vagnozzi, che non è al Foro con il ventottenne, a Roma con la sua fidanzata Maria Paola Martellini cui ha dedicato la vittoria con il saluto sull’obiettivo della telecamera. Ha scritto “Mary P” con pennarello azzurro e disegnato un grande cuore intorno.

Dopo la partita, Travaglia e Vagnozzi si sono scambiati messaggi di comprensibile soddisfazione per una partita che ha confermato la maturità nella gestione del match.

Travaglia ha vinto tre punti in meno negli scambi brevi, ma ha dominato quelli di media lunghezza, che hanno richiesto tra 5 e nove colpi. Ne ha vinti 24 e ne ha persi solo 11, in un match in cui ha firmato 24 vincenti (di cui 15 di dritto) e 30 gratuiti (di cui 16 di dritto, 10 di rovescio). Numeri che dimostrano come il marchigiano abbia tradotto in pratica il lavoro mirato con coach Vagnozzi. Un lavoro, ci spiega, concentrato soprattutto “sul servizio e sul rovescio – spiega -. Abbiamo insistito perché tenga sulla diagonale invece di azzardare l’uscita in lungolinea. Abbiamo lavorato anche tanto sullo slice, che ha usato bene”.

Durante il lockdown, Travaglia ha continuato ad allenarsi con costanza. Da quando sono stati consentiti nuovamente gli spostamenti fra comuni diversi, anche insieme al coach. “Stefano è di Ascoli, io sono a 15 chilometri di distanza” ci racconta. “Abbiamo fatto l’intera preparazione sulla terra battuta, con dieci giorni di allenamento mirato sul cemento prima dei tornei americani”.

Prima degli Internazionali BNL d’Italia, l’azzurro aveva già dimostrato di essere pronto sul rosso. La semifinale raggiunta nel Challenger di Prostejov, commenta Vagnozzi, “gli ha fatto bene. Ha battuto in rimonta Klizan, ha vinto quattro partite”, ha seminato bene e raccolto meglio al Foro.

Dopo la prima vittoria a Roma, lo aspetta un’altra prima volta. Sfiderà Borna Coric, fermato agli ottavi l’anno scorso da Roger Federer. Per aprire ancora le braccia verso mondi nuovi.

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