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Tsitsipas-Djokovic, sarà una sfida per numeri 1

Questo contenuto è stato pubblicato 3 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Il numero 1 del 2021 contro il numero 1 per 320 settimane. Stefanos Tsitsipas, in testa alla Race to Turin, affronterà Novak Djokovic, in vetta al ranking per più settimane di chiunque altro dal 1973. Il greco ha sconfitto Matteo Berrettini nell’unico ottavo di finale fra due Top 10 in questa edizione degli Internazionali BNL d’Italia, il serbo ha dominato Alejandro Davidovich Fokina, con cui si è allenato spesso a Marbella. Il feeling con Roma, dove ha vinto cinque titoli su dieci finali, è speciale. In quindici partecipazioni, non ha mai perso prima dei quarti di finale.

Tsitsipas l’ha già battuto due volte in sette confronti, Djokovic ha vinto l’ultimo in una spettacolare semifinale al Roland Garros che il greco ha finito col fiato corto al quinto set. “Qui Nole ha conquistato tanti titoli, dovrò dare il meglio. Ho perso l’ultima volta a Parigi, questa la vedo come un’occasione per fare meglio”.

Al di là dei numeri, il greco è il candidato più pronto al ruolo di numero 1 dell’era post-Fab 3. Di questo ristretto gruppo fanno parte Alexander Zverev, Dominic Thiem, Daniil Medvedev, appena un po’ più indietro Andrey Rublev e Matteo Berrettini, che tra Madrid e Roma ha fatto qualche ulteriore, significativo ma non sufficiente, passo per colmare il gap.

Tsitsipas è oggi il tipo di giocatore più simile al giovane Roger Federer sul circuito. Con la differenza, sottile e sostanziale, di una decina di centimetri in più. Col suo fisico potente eppure agile, Tsitsipas ha dimostrato di poter essere al livello attuale dei top player su tutte le superfici.

E’ più completo e versatile di Medvedev, che sul rosso è ancora lontano dall’aver completato l’adattamento di cui parlava dopo Madrid. E’ più sicuro in difesa di Zverev, ha più schemi a cui attingere di Rublev, e non ha bisogno quanto Thiem di forza muscolare nella preparazione dei colpi.

“Stefanos vuole diventare numero 1” ha ammesso il suo psicologo, Costas Pergantis, che lo segue da quasi 10 anni e lo considera in questo momento “l’atleta più forte del circuito”. Dopo la sconfitta con il polacco Hubert Hurkacz a Miami ha spiegato al sito greco SportDna, ha compreso che la gestione della pressione stava diventando un problema. Per risolvere il problema, ha iniziato proprio come Djokovic dalla respirazione.

Il suo tennis, Berrettini l’ha ri-scoperto a sue spese, è la versione tennistica del calcio di Pep Guardiola. Se lo aspetti in difesa, ti fa malissimo. Se lo attacchi, sa difendersi senza perdere campo né profondità.

Il suo contro-pressing ha sfiancato a Barcellona Nadal, arrivato a un punto dalla sconfitta. E gli ha dato la stabilità di schemi per vincere il primo set contro Berrettini nonostante un solo punto vinto in risposta prima del tiebreak. Ha rinforzato la parte atletica, senza sacrificare l’effetto estetico. Non ha schemi propriamente da terra battuta, ma potrebbe arrivare a ridefinire il punto di equilibrio fra attesa e pressione sul rosso.

E’ un giocatore compiuto, il più giovane vincitore delle Nitto ATP Finals dal 2001, eppure è ancora in costante evoluzione. La “prova Djokovic” diventa ancora più rilevante della sfida di Parigi, per l’accresciuta consapevolezza che il greco può mettere in campo nel suo gioco e la fisionomia più chiara delle sue scelte sul rosso.

Djokovic, convinto come Rafa Nadal a dosare le energie e ridurre le presenze nei tornei per mantenersi in vetta, vede il margine dagli inseguitori assottigliarsi un po’ alla volta. Come la sfida fra Shapovalov e “Rafa”, il big match dei quarti offre un’altra misura di questo gap.

Potrà dire quanto manca a Tsitsipas, quanto è ampio ancora il vantaggio di Djokovic che sulla terra si è sempre trovato a suo agio. Anche se, ha spiegato in settimana, “statisticamente, in termini di rendimento negli Slam, la terra rossa non è la superficie su cui ho fatto meglio. Penso sia una questione più mentale che fisica. Allo stesso tempo, quando ho vinto il Roland Garros ho provato gioia e insieme stanchezza. Mi è servito un anno e mezzo per recuperare dal punto di vista delle emozioni”.

Il tennis, ha sottolineato, è uno sport speciale. “Se vuoi essere numero 1, devi essere capace di giocare con la stessa efficacia su tutte le superfici, in tutte le condizioni”. Un messaggio che per Tsitsipas, che corrisponde sempre più al profilo.

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