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TSITSIPAS, LO STILE NON BASTA
Il greco può imparare molto dalla sconfitta con Nadal

Questo contenuto è stato pubblicato 5 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

“In ogni cosa c’è un’apertura. È da lì che entra la luce”. Stefanos Tsitsipas ha accompagnato una foto notturna di Barcellona in movimento con questo messaggio sul suo profilo Instagram Steve the Hawk. Ma al Foro Steve l’Aquila non è volato abbastanza in alto dal trovarla questa apertura nel gioco di Rafa Nadal. La rivincita dello spagnolo, dopo la semifinale di Madrid, è di fatto una lezione. Una di quelle partite utili a segnare una linea di demarcazione, che danno un parametro, tracciano una strada.

La possibilità di salire al numero 5 del mondo, di spingere il senso di precocità verso l’eccezionalità, si fermano di fronte a una prestazione che manca di spessore, di sostanza, di spirito di iniziativa. Sono svanite nell’aria fredda di un maggio che sembra novembre. Dalla scorsa settimana, dice, “non è cambiato niente. Sono sempre la stessa persona: gioco bene, mi diverto fuori dal campo”.

È soddisfatto della stagione sulla terra rossa, dice. “Ho imparato molto in queste tre settimane. È molto importante arrivare a giocarsi un torneo dello Slam sapendo cosa hai fatto bene, cosa hai fatto male, così ti puoi concentrare sui dettagli giusti per evitare di ripetere gli stessi errori in futuro”.

Cosa ha imparato dalle due partite contro Nadal sul rosso, a Madrid e Roma? “Sulla terra ti lascia più tempo per pensare al tuo piano di gioco, alla tua strategia. Nadal su questa superficie è forte ma non è imbattibile. In queste due partite non mi sono sentito particolarmente in difficoltà contro Nadal sul rosso. Anche oggi, in fondo, ho perso il servizio una volta per set. Il suo gioco non è stato troppo diverso rispetto a Madrid, la superficie molto più lenta però gli è venuta in aiuto. Perché ho cercato di giocare gli stessi colpi di una settimana fa, ma sembravano molto più lenti e Rafa aveva molto più tempo per passarmi quando venivo a rete. Oggi sentivo di non avere un gran controllo dei miei colpi”.

In un certo senso, i numeri danno ragione a Tsitsipas che alla Caja Magica è diventato il più giovane a battere Nadal sul rosso. Come a Madrid, infatti, Tsitsipas ha sofferto negli scambi medi: ne ha vinti sette in meno tra quelli che hanno richiesto da cinque a nove colpi. Ma non è riuscito a giocarne abbastanza sotto i 4 colpi. In termini di punti diretti, è stata migliore la resa al servizio, totale e con la prima, ma Nadal ha risposto molto meglio contro la seconda. Il 79% di punti rispetto al 42% di Tsitsipas esacerba il divario chiave nell’andamento della partita. La posizione più arretrata consente allo spagnolo più tempo per entrare in traiettoria: non a caso Nadal ha il miglior rendimento in risposta, sottolinea l’ATP, nelle ultime cinquantadue settimane.

Quando parte lo scambio, poi. la profondità del topspin col dritto lungolinea mette il greco in difficoltà nell’angolo sinistro. Tsitsipas sta cercando di semplificare il movimento armonico del rovescio, di metterci più polso per prendere più controllo ed essere meno vulnerabile. Ma, come diceva Nadal alla vigilia di questo incontro, un conto è conoscere la teoria, un altro avere la possibilità di metterla in pratica. E il dritto lungolinea profondo e carico dello spagnolo spiega anche gli zero vincenti di rovescio del greco. Chino e distante, Tsitsipas ha chiuso anche con la metà dei vincenti di dritto (8 a 15) e dieci gratuiti complessivi in più.

Tsitsipas, chioma fluente e carattere spigoloso, tutto angoli che ancora non diventano curve nella memoria, ne ha ancora di strada per godere appieno degli effetti positivi della solitudine dei numeri primi. Solitario lo è già, “datemi un lettino e una piscina vista mare e son contento” ha scritto su Instagram. Ma per la vetta di strada ce n’è ancora.

Tsitsipas ha già dimostrato di saper affrontare i momenti di pressione e di saper imparare da quel che non ha funzionato. È il risultato delle prove e degli errori, delle lezioni che da ogni partita riesce a trarre. Ora che è numero 7 del mondo, che viene studiato, che gli avversari disegnano piani di gioco precisi per sorprenderlo, la demarcazione tra rendere più efficaci i punti di forza e il riuscire a mascherare i punti deboli si fa più sottile e insieme decisivo. Soprattutto sulla lunga distanza, nei match al meglio dei cinque set. Perché l’orizzonte di Steve l’Aquila non può che dirigersi verso gli Slam. Lì dove si “parrà la nobilitate” del suo gioco e l’eleganza del profilo greco. Quando il gioco si fa duro e si fa più difficile trovare le aperture da cui far entrare la luce.

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