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La bella storia di “cenerentolo” Giron, il gladiatore sconosciuto

Questo contenuto è stato pubblicato 2 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Come ogni torneo che si rispetti, anche la 79esima edizione degli Internazionali BNL d’Italia ha la sua favola da raccontare. Lo sfondo, il Campo Pietrangeli al tramonto, è uno dei più belli che ci siano. Il protagonista, invece, è un ragazzo californiano sconosciuto al grande pubblico ma dal coraggio senza limiti: Marcos Giron. La storia? Leggere per credere.

La vittoria per 6-1 7-6 ai danni di uno specialista della terra battuta coma Diego Schwartzman, 15 del mondo, proietta il 28enne di Thousand Oaks negli ottavi di finale di uno tra i più prestigiosi tornei del mondo. Ogni punto un “Dai!”, urlato a pieni polmoni davanti a una folla sorpresa e allo stesso tempo incuriosita dalla grinta di questo furetto impazzito in grado di far girare la testa ad uno come ‘el Peque’. Nelle qualificazioni Giron, n.60 Atp, aveva sconfitto a fatica l’azzurro Gianmarco Ferrari (n.676), prima di arrendersi all’olandese Tallon Griekspoor. La Dea Bendata, per fortuna, a volte si ricorda a quale porta bussare e l’ha ripescato. Un ‘loser’ molto ‘lucky’, si potrebbe dire. Ma vittorie come quella di oggi ( e di ieri contro Bublik) non sono colpi di fortuna.

Marcos, solo apparentemente, arriva dal nulla. La sua strada, come quella di molti atleti americani, inizia dal college. Il bimbo di origini ispaniche, nato alla periferia di Los Angeles, vince molto già da piccolo ed entra presto nella top-20 del ranking under 18. Tifoso sfegatato dei Lakers di basket, Giron coltiva il sogno di diventare ‘pro’. Lo posticipa, si ferma e studia, facendosi le ossa nella NCAA. Nel 2011 si iscrive alla prestigiosa UCLA (University of California, Los Angeles) e con i colori dei Bruins, sotto l’egida di coach Martin, vince il titolo nazionale in singolare battendo il connazionale Alexander Sarkissian (furturo n.157 ATP).

Lo sbarco nel tennis dei grandi è pieno di ombre, più che di luci, complici alcuni problemi familiari (la separazione dei genitori è per lui un duro colpo da digerire) e due terribili infortuni alle anche. Inizialmente sceglie di non operarsi. Poi, nel dicembre del 2015, via agli interventi, il primo nel giorno di Natale. Per i medici americani le possibilità di tornare a giocare sono pochissime ma Marcos non vuole arrendersi e continua ad allenarsi, nel mito degli idoli di sempre Pete Sampras e Andre Agassi.

Dopo due titoli challenger, ad agosto del 2020 si qualifica per il Masters 1000 di Cincinnati e varca per la prima volta la soglia della Top 100. È li che Marcos si sente per la prima volta un giocatore un vero, in grado di sfidare e di battere gli altri. Oltre che il destino.

Adesso c’è Auger-Aliassime, per una favola che non vuole finire.

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