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VENUS A ROMA: TENNIS, AMORE E…
A quasi 36 anni ancora al Foro da protagonista

Questo contenuto è stato pubblicato 7 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Serena è in dolce attesa, Sharapova è arrugginita, ma la terza dea del tennis donne, Venus Williams, rilanciata dalla impensabile finale degli Australian Open di gennaio è tornata a ridosso delle top ten, ed è pronta a lanciarsi con tutto il suo amore per gli italiani e la città eterna sugli Internazionali d’Italia al Foro. Ricordando che a Roma ha giocato due finali di fila, nel 1998, battuta sul filo di lana da Martina Hingis per 6-3 2-6 6-3, e nel 1999, firmando l’albo d’oro nella sfida decisiva contro Mary Pierce per 6-4 6-2. Per poi presentarsi al via altre nove volte, collezionando due semifinali e tre quarti, con la presenza fissa degli ultimi tre anni, e un bilancio complessivo al torneo di 29 partite vinte e 11 perdute.

Oltre che a Roma, la venere nera del tennis, che compirà 36 anni il 18 giugno, può essere davvero orgogliosa di tutta la sua carriera, stoppata, in parte, solo dalla sorellina Serena, ma comunque ricca di 49 titoli di singolare (in 81 finali) fra i quali spiccano 7 Slam (in 10 finali) e l’oro olimpico da affiancare ai tre in doppio (specialità nella quale ha firmato 14 Slam). Venus non ha rimpianti: “Ho vissuto proprio come ho voluto, non ho vinto tutte le volte che avrei desiderato, ma ho sempre dato il meglio che avevo in quel singolo giorno e quindi non ho niente da rimproverarmi”. Venus è fortissimamente orgogliosa della longevità al vertice, sua (dopo 20 anni sul Tour), della sorella e anche di quell’altro mostro di Roger Federer: “Il tennis ha bisogno di gente come noi, vere colonne portanti, che non dovrebbero mai ritirarsi perché tutti li amano. Infatti spingono questi atleti grandiosi e leggendari a non dire basta. In realtà, i 36 anni, oggi, valgono come i 26 di ieri”. Venus ha già vinto anche sul destino, dopo che nel 2011 le è stata diagnosticata la sindrome di Sjogren, che debilita una persona qualsiasi, figurati un’atleta: “Reagendo, superando la malattia, ho dimostrato tutto il mio amore per il tennis”.

A 14 anni, al torneo di Oakland in California del 1994, dopo che papà Richard aveva evitato a lei e a Serena la categoria juniores, Venus irrompeva come un uragano, con tutta la sua potenza, nel tennis pro, a 19 vinceva il primo dei cinque Wimbledon, a 21 saliva al numero 1 del mondo, oggi, non paga dei 37 tornei dello Slam (“Spero solo di star bene e di continuare ad allungare il record: non so quanto giocherò ancora, non faccio programmi, sto giocando troppo bene per pensare di fermarmi ora, sembra che miglioro di mese in mese, così voglio proprio che questo mio primato diventi difficile da battere per gli altri”), ha annunciato che vuole disputare l’Olimpiade di Tokyo 2020 e confessa: “Non succede spesso, ma un atleta punta alla perfezione, al ritmo ideale che ti permette di arrivare ai punti e di vincerli. E per arrivarci devi avere tanta forza di volontà, ed essere pronta ad affrontare qualsiasi cosa, pur di arrivarci”. E regala un piccolo-grande segreto: “Amo quel che faccio, altrimenti avrei già smesso. Amo il gioco e amo la sfida, amo la pressione, amo gli ostacoli alti: sono tutte cose perfette per la mia personalità”.

Appuntamento a Roma, Whitney Houston del tennis, chissà che completini sexy e primaverili ci regalerai. Ma, soprattutto, chissà che tennis e che battaglie.

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