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Wawrinka e Nishikori
Allenamento o esibizione di lusso?

Questo contenuto è stato pubblicato 6 anni fa. Potrebbe essere riferito ad un’edizione passata degli Internazionali d’Italia.

Nessun match ufficiale ma una folla di ragazzi, e non solo, sui viali del Foro Italico. Il prezzo dell’ingresso è simbolico, a favore degli studenti romani, ma lo spettacolo tennistico è principesco. Tra mille opportunità di vedere da vicino i campioni in azione (ormai sono arrivati quasi tutti i protagonisti dei draws) spicca un set di allenamento sul campo Pietrangeli: Stan Wawrinka contro Kei Nishikori, con i relativi allenatori a fare da osservatori-raccattapalle.

Lo svizzero è uno dei soli due giocatori ad essersi aggiudicato titoli del Grande Slam (3 per la precisione, Australian Open 2014, Roland Garros 2015 e Us Open 2016) negli ultimi 10 anni al di fuori dei Fab Four Federer-Nadal-Djokovic-Murray (l’altro è il croato Marin Cilic vincitore a New York nel 2014). Nishikori, il giocatore simbolo del Giappone e di tutta l’Asia, ci è andato vicino quando, nel 2014, perse proprio da Cilic in finale a New York dopo aver battuto Djokovic in semifinale.

Seduti sui gradoni di marmo bianco del Pietrangeli a godersi la partita, mentre i due se le danno di santa ragione (Nishikori, sudatissimo, sembra più provato di Wawrinka e ne subisce la potenza del leggendario rovescio a una mano) viene da domandarsi quanto sarebbe costato organizzare un set di esibizione tra questi due campioni. E a che prezzo si sarebbe potuto vendere un biglietto valido per un posto lussuoso come quello in seconda fila da cui un gruppo di liceali sta fotografando con o smartphone i protagonisti.

Difficile dire, basandosi sul set di stamane, la reale consistenza di Wawrinka che, lo ricordiamo, è reduce da un serio infortunio, con conseguente operazione, al ginocchio sinistro. Di certo il ruvido Stan è molto più fiducioso nella possibilità di recuperare ai massimi livelli dopo aver ricucito i rapporti con Magnus Norman, l’ex n.2 del mondo suo storico allenatore, quello che gli ha fatto fare il definitivo salto di qualità. Gli spettatori sul Pietrangeli li hanno potuti vedere in campo insieme oggi, un piccolo grande momento della storia del tennis moderno.

Anche Nishikori sta cercando faticosamente di risalire la china dopo il serio infortunio al polso destro che lo ha bloccato lo scorso anno. Questa settimana a Madrid si è fermato al primo turno contro Novak Djokovic, un match che fino a due anni orsono sarebbe stato come minimo un quarto di finale Slam. Il linguaggio del corpo oggi sul Pietrangeli non era dei migliori. Il capo spesso chino, l’aria affaticata non erano quelli di un campione rinato. Ma il giapponese campione lo è. E non ci stupiremmo se ce lo ricordasse proprio qui a Roma.

 

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